Bucarest - George W. Bush vuole ottenere risultati concreti dal 59º vertice Nato, in pieno svolgimento a Bucarest, e tenta una offensiva sul versante della difesa missilistica e dell'impegno militare in Afghanistan.
Per vincere le resistenze della Russia alla installazione di 10 missili antimissile in Polonia e di un enorme radar di sorveglianza nella repubblica Ceca, il presidente statunitense si è spinto a proporre una specie di «alleanza antimissile» a Mosca. Anche le basi militari ex sovietiche potrebbero essere coinvolte nel «sistema di monitoraggio delle minacce», ha detto: La guerra fredda è finita. La Russia non è più il nostro nemico». Bush ne parlerà più diffusamente con Putin e Medvedev nel weekend.
In realtà l'azione diplomatica Usa è rivolta tanto a rabbonire la Russia, quanto a convincere la Nato ad appoggiare i progetti antimissile statunitensi e ad avviare, finalmente, una propria iniziativa. I due siti antimissile statunitensi in Europa, che già offriranno una parziale, ma gratuita, «coperta» antimissile agli alleati, almeno nei confronti di missili balistici a lungo raggio, rappresenta un ulteriore «zuccherino».
Il documento finale del vertice Nato conterrà a questo proposito parole, che se pur caute, sono musica per Washington: la Nato riconosce l'esistenza di una minaccia missilistica, che continua ad evolvere, riconosce che la difesa antimissile è una delle possibili risposte e che il sistema americano che sarà spiegato in Europa, insieme a quelli degli alleati europei, già fornisce una prima difesa del territorio, dei centri abitati. Soprattutto, assegna al Concilio Atlantico il compito di preparare una serie di opzioni per la difesa antimissile sulle quali verranno prese decisioni in occasione del vertice Nato del prossimo anno. Dopodiché bisognerà trovare i soldi per passare dalla teoria alla pratica.
L'Alleanza si appresta poi a lanciare una serie di progetti per la sicurezza e da difesa informatica, la cosiddetta cyberdefence: dopo molto nicchiare, ci si è resi conto che la minaccia è concreta e che i singoli Paesi non sono in grado di affrontarla.
Quanto all'allargamento della Nato, mentre si spera di superare l'opposizione della Grecia all'ingresso della Macedonia, ma solo se questa accetterà cambierà il proprio nome, come confermato dal ministro degli Esteri di Atene Dora Bakoyani, di sicuro c'è l'invito per Albania e Croazia. Quanto all'ingresso di Ucraina e Georgia nel programma di «preparazione» alla Nato, il Map, lo sforzo è quello di trovare una formula che consenta a tutti di salvare la faccia, pur rinviando l'invito a tempi migliori.
C'è poi la questione Afghanistan. Gli Usa si aspettano che gli alleati si impegnino a fornire almeno la metà dei 7-8.000 soldati richiesti dai comandanti operativi, con corredo di elicotteri, velivoli senza pilota da sorveglianza, capacità intelligence. Verrà inoltre approvato non solo un nuovo «piano strategico» per la stabilizzazione del Paese, di cui sarà divulgata una versione non classificata, ma verrà anche sancita una più stretta cooperazione con l'Onu e le agenzie umanitarie per saldare la dimensione sicurezza con quella della ricostruzione istituzionale, sociale, economica.
Infine, il segretario generale Jaap de Hoop Sheffer ha ottenuto il via libera per preparare la rifondazione della Nato, con un nuovo concetto strategico che sarà pronto per l'approvazione in occasione del prossimo
vertice. Già, il documento è così delicato che Washington ha chiesto di rallentare il processo di discussione per consentire alla nuova amministrazione americana di esprimersi. Le decisioni sono quindi rinviate al 2009.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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