Sculli, il Rooney di casa nostra

Importante sempre, determinante talvolta, ingombrante ogni tanto se il paragone porta addirittura Oltremanica. Nell'ambiente rossoblù ora Beppe Sculli lo chiamano il Wayne Rooney del Genoa. Con la punta del Manchester condivide altezza, peso e quell'adattabilità che il tecnico gli chiede e così il paragone lo inorgoglisce. «È un giocatore che mi piace da matti e stimo - ha commentato - si sacrifica per la squadra e, oltre a far gol, torna molto». Di diverso Sculli ha l'età, Rooney è infatti quattro anni più giovane, e la prolificità sottoporta perché se Sculli non è mai andato in doppia cifra, l'attaccante dei Reds supera le dieci marcature da ormai quattro stagioni di Premier. Che però sia un momento magico per l'esterno di Gasperini lo dicono i voti in pagella. «Ho fatto tutta la preparazione senza intoppi - ha aggiunto - Sono ripartito da dove avevo lasciato». Prima la squalifica, poi il ritorno a suon di prestazioni da incorniciare fino al maggio scorso e adesso i gol, quelli importanti, grazie ad un 'nobile' compagno di reparto. «Milito ha una grande capacità, di andare in gol in primis e poi di mandare gli altri in porta con una facilità disarmante - ha aggiunto Beppe - Fa girare palle pesanti e i risultati si vedono: gli esterni d'attacco nelle ultime partite sempre più spesso si ritrovano a tu per tu con il portiere». È ancora presto per parlare di Siena, ma l'assenza di Modesto ancora per due settimane impone lo studio di alternative per la corsia di sinistra.

Si parla di Juric, ma un altro nome caldo per quel ruolo è proprio quello di Sculli. «Che problema c'è - replica - non vi ricordate? Ho giocato pure in porta un po’ di tempo fa. A Modena». Very good mister Rooney, pardon Sculli.

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