Scuola, il Tar cancella il voto in condotta: non basta per bocciare

Milano, ribaltato in tribunale il giudizio dei professori su un alunno ribelle «perché basato solo sul cattivo comportamento e su 4 insufficienze»

da Milano

Bocciato dalla scuola, ma promosso dal Tar. Un voto disastroso in condotta non è motivo sufficiente per fermare uno studente sul crinale fra la prima e la seconda media. Il Tribunale amministrativo regionale non ha avuto dubbi e per ben due volte ha respinto la decisione del Consiglio dei docenti di una scuola di Milano, l’istituto Franceschi-Quasimodo.
L’episodio avviene alla fine dell’anno scolastico 2004-2005, anche se viene divulgato solo ora. Gli insegnanti prendono di mira un ragazzino che, a quanto pare, ne ha fatte di tutti i colori. La valutazione finale in coda alla scheda personale è durissima: «Nel corso dell’anno non ha rispettato le regole di convivenza. Ha gestito il materiale con difficoltà. Ha partecipato alle attività proposte in modo inadeguato, creando disturbo alla svolgimento delle lezioni. Ha raggiunto un livello di preparazione inferiore alle possibilità. Gli obiettivi sono stati raggiunti parzialmente. L’alunno non è stato ammesso alla classe seconda per il comportamento gravemente scorretto e l’atteggiamento provocatorio e arrogante».
Un giudizio tranchant. Ma i genitori del ragazzo non si arrendono: ricorrono al Tar. E il Tar si mette di traverso: «La condotta costituisce un elemento di ponderazione cui non può essere attribuito rilievo esclusivo e determinante, secondo la linea di valutazione che il collegio dei docenti ha invece mostrato di osservare nel caso dello studente».
Il comportamento, da solo, non basta per far ripetere l’anno. In verità, il giovane zoppica anche nel rendimento. In pagella ci sono quattro materie non sufficienti: storia, geografia, matematica, scienze, ma altre sette sufficienti, oltre a un buono in musica e a una valutazione positiva in religione. Il Tar nota che «i docenti sono tenuti ad accertare il raggiungimento di tutti gli obiettivi formativi del biennio, valutando altresì il comportamento degli alunni». Insomma, la condotta è un elemento di questa valutazione, non l’unico.
Il Tar rispedisce le carte alla scuola. Il collegio dei docenti però conferma il verdetto: l’alunno dev’essere bocciato. La scuola spedisce al Tribunale amministrativo regionale un dossier in cui si enumerano le prodezze del giovanotto: rispostacce in classe agli insegnanti, schiamazzi, uso del telefonino. E poi il ragazzo ha portato in classe foto porno e altro ancora. Non solo, l’andamento negativo si è accentuato nel finale dell’anno scolastico: a maggio l’alunno è stato punito con «due ulteriori provvedimenti disciplinari». Anche questo elemento non è risolutivo per il Tar «a fronte di giudizi di altra natura maturati nel corso dell’intero anno». Con linguaggio tortuoso i giudici amministrativi spiegano che per bocciare ci vuole ben altro: «Sicché sarebbe stato onere del collegio evidenziare con analitica motivazione in che misura natura e gravità delle infrazioni da ultimo rilevate potessero compromettere in modo radicale un giudizio periodico già indirizzato verso un esito non assolutamente negativo».
Risultato, anche la seconda bocciatura annullata dai giudici amministrativi, che danno un bel 4 invece al Collegio dei docenti: «Non è stato in grado di opporre alcun ragionevole e logico impedimento al passaggio alla classe successiva». La sentenza chiude la discussione e spiana la strada all’alunno. Almeno per il periodo delle medie il Tar ha azionato il paracadute: «Nella scuola del primo ciclo di istruzione la mancata progressione scolastica costituisce ipotesi estrema, cui si giunge solo se i docenti manifestano gli elementi ostativi che abbiano inciso in modo irrimediabile sul raggiungimento degli obiettivi».
Qualche traguardo è stato raggiunto e la scuola non ha motivato la bocciatura. O se l’ha fatto non è stata capita.

Per il Tar «non ha legittimamente addotto cause di compromissione radicale del processo formativo e di apprendimento». Lo studente indisciplinato può andare avanti. Con la benedizione dei giudici. E forse con qualche maledizione di insegnanti e compagni di classe.

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