Se la donna al volante ora paga la parità

Le signore causano meno incidenti e hanno polizze più convenienti, ma per la Corte europea è discriminazione

Se la donna al volante  ora paga la parità

Brave. Ce l’avete fatta. A forza d’insistere, anche quella particolarissima specie di donna che è la donna al volante può festeggiare la sua completa e definitiva emancipazione. Fine dei luoghi comuni sul pericolo costante e del sarcasmo maschilista a buon mercato. Obbedendo a un solenne pronunciamento della Corte europea di giustizia, le assicurazioni stanno piegando il capo e quanto prima dovranno trattare allo stesso modo l’autista maschio e l’autista femmina. Viva le pari opportunità, abbasso le odiose discriminazioni: nei prossimi mesi, le donne non saranno più costrette a umiliarsi, pagando meno degli uomini. È la radiosa alba di una storica conquista. Tiè.

Non c’è molto da scherzare: a tanto arrivano le battaglie civili contro le discriminazioni sessuali. Per anni, le società assicurative hanno concesso a varie tipologie di clienti femmine prezzi più bassi rispetto ai corrispettivi maschili. Ovviamente il trattamento di favore non riguarda tutte le donne a prescindere: come abbiamo imparato a nostre spese, ormai l’assicurazione auto varia in mille modi, basandosi su mille segmenti di mercato, che tengono conto dei precedenti, dell’età, dell’area geografica, cioè del diverso grado di rischio a seconda del cliente, tanto da creare tariffe diverse tra automobilisti simili, solo perché uno di Lecce e uno di Trieste.

In generale però, dividendo gli assicurati per semplice appartenenza sessuale, la spettabile clientela femminile ha comunque sempre beneficiato di notevoli sconti. Non perché gli assicuratori siano particolarmente galanti, tanto meno generosi, ma soltanto grazie alle statistiche ufficiali sui comportamenti di guida. Cose da non credere: in diverse fasce di età risulta che la donna totalizzi un numero molto inferiore di incidenti rispetto all’uomo (ma non era un pericolo costante??). Di più: sempre secondo le rilevazione degli assicuratori, anche in caso di incidente la donna provoca comunque danni meno costosi, soprattutto perché sono ridotte le velocità e l’importanza del sinistro (però se ci vengono a raccontare che la donna abbatte anche meno specchietti, le statistiche sono sicuramente taroccate).

La polizza rosa, un caposaldo della società moderna. Una cosa carina, positiva, sensata, sembrava a tutti noi, persino a noi uomini di sesso maschile. Ma per la giustizia europea, che con rigore prussiano tiene sotto mira qualsiasi discriminazione tra uomo e donna, anche questa differenza di trattamento non è accettabile, nonostante sia a favore delle creature storicamente più vessate. Cozza pesantemente contro il supremo principio dell’uguaglianza.

Spiega con orgoglio al Times la signora Juliane Kokott, avvocato generale della Corte europea di giustizia: «I singoli Stati devono adeguarsi. Questa pratica corrente contraddice la legislazione dell’Unione sulle pari opportunità». E ti pareva che non ci fossero di mezzo le pari opportunità.

C’è poco da insistere: il principio è il principio. Anche se segna una fine. Alle volte, il rigore ideale costa qualcosa in più.

Ogni tanto, il boomerang torna in testa. Così, le signore si ritrovano a festeggiare l’ennesima vittoria di civiltà sborsando un premio più salato, uguale a quello dei biechi maschilisti. Poche storie: ci sono conquiste che non hanno prezzo. Forse.

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