Se i giudici del Tar rivalutano il «metodo-Novi»

di Ferruccio Repetti

Dunque, ammettiamolo: secondo i giudici del Tar, il tribunale amministrativo regionale ligure, aveva ragione lui, Giovanni Novi, già al timone dell’Autorità portuale genovese dal 2003 al 2008 e «dimissionato» dall’incarico un giorno prima della scadenza in quanto indagato e agli arresti domiciliari per le vicende legate all’assegnazione del terminal Multipurpose. E con Novi, ammettiamolo, avevano ragione anche i componenti del Comitato portuale che il 15 aprile 2004 e il 24 gennaio 2008 deliberarono sull’assegnazione di un’area dello scalo genovese altrettanto importante del Multipurpose per lo sviluppo dei traffici: Calata Bettolo. Cioè, proprio quella «calata» - si chiama così lo spazio attiguo a un «ponte» - su cui pochi giorni fa il Tar ha emesso la sentenza canonica: a favore del Consorzio Bettolo, che aveva fatto ricorso contro una delibera del 2009 dell’Autorità portuale. In allora, il successore di Novi, l’attuale presidente Luigi Merlo, che era all’inizio del mandato e comprensibilmente suggestionato dalle tempeste giudiziarie in corso per il Multipurpose, aveva respinto la richiesta di concessione al Consorzio, scegliendo la strada della gara. Immediata l’opposizione di chi si considerava in legittimo possesso della concessione: Sech di Luigi Negri («storico» concessionario di Calata Sanità) e Msc di Gianluigi Aponte, che avevano presentato il progetto di un terminal destinato a diventare un importante polo di traffici in sinergia con il Sech e comprendente il (futuro, già previsto) riempimento fra i ponti Rubattino, Stefano Canzio e la stessa Calata Bettolo. Semaforo rosso, quindi, nel 2009, dall’Autorità di Palazzo San Giorgio, e conseguente blocco del procedimento di rilascio (iniziato all’epoca-Novi). Con una serie di considerazioni che il Tar oggi definisce «defatiganti» e, soprattutto, «infondate».
Lo si capisce andandosi a riguardare i verbali dei due Comitati portuali citati: quello dell’aprile 2004 prende atto fra l’altro - con vivo e unanime compiacimento! - del fatto che «Sech, Msc e Grimaldi abbiano raggiunto un accordo e che Sech sia entrata come socio di minoranza nel Consorzio di Calata Bettolo». Commentò Novi per l’occasione: «Questa combinazione Msc, Grimaldi e Sech ha un futuro molto brillante, perché effettivamente Sech e Calata Bettolo sono due unità che possono integrarsi bene». Ma, di fronte alla richiesta di concessione, il porto si cautela con un’«evidenza pubblica subordinata a un piano d’impresa». Un paletto fondamentale. Ma non basta: un altro paletto viene sistemato successivamente, in particolare con la delibera del gennaio 2008 - Novi è ancora al timone -, in cui si recepisce lo sviluppo del progetto, ma «in subordine alla presentazione di un programma di gestione unitaria».

Altro che - par di capire anche dalla sentenza del Tar - via libera alla concessione, a tutti i costi e a dispetto delle leggi! Altro che - è sempre la sentenza del Tar a ribadirlo - favori indiscriminati a chicchessia! Che il «metodo-Novi», allora, non fosse poi così tanto sbagliato? E che il porto della Lanterna avesse, magari, e abbia anche oggi, tutto da guadagnare da una pace sui moli che non fa violenza alla legge, ma promuove lo sviluppo? Mah. In ogni caso, il dubbio resta: e cioè se la rotta giusta è quella che fa scalo nell’aula del tribunale anziché in banchina, e se il terminal più trafficato dev’essere sempre, inesorabilmente, Palazzo di Giustizia.

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