Roma - Sono giorni che l'ex premier Romano Prodi non perde occasione per bacchettare i vertici del Partito democratico. Il senso è semplice: votare senza troppe lagne la manovra del governo ed evitare una volta tanto il solito ostruzionismo di Palazzo che, in una congiuntura economica come questa, rischia solo di far del male al Paese. Ma ai big di via del Nazareno i consigli del Professore entrano da una parte per uscire dall'altra. Non a caso la disponibilità del centrosinistra a votare la Finanziaria è strettamente legata alle dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all'indomani del voto. Un ricatto bell'e buono per riuscire a formare, poi, un governo tecnico. Un ricatto che non piace al Professore che da giorni va predicando un po' da tutte le parti contro lo spettro del governissimo".
Parla di "tregua", Prodi. E' un refrain che ripete da giorni. In una intervista al Sole 24Ore detta l'agenda al Pd per aiutare il governo a traghettare il Paese fuori dalla crisi economica approvando una manovra che è stata accolta molto bene dall'Eurogruppo. In occasione della presentazione del Rapporto Nord Est 2011, il Professore torna a ripetere alla sinistra che c'è bisogno di unità. Chi ha orecchie per intendere, intenda. "Il problema è di reagire, in questi giorni non si sta reagendo - spiega Prodi - ci si sta facendo infilzare dalla speculazione come gli Orazi e Curiazi, mentre si discute di un governissimo che non reggerebbe un giorno". Ecco la ricetta dell'ex premier: "La Banca d’Italia deve certificare di fronte all’estero che non si raccontano balle e reagire come deve fare un Paese forte. Bisogna mettere insieme governo, opposizione e Banca d’Italia perché qui il problema è dimostrare che il Paese è compatto". Dunque secondo Prodi, serve una lista di punti su cui governo e opposizioni convergano. "Una tregua non un governissimo perché non reggerebbe un giorno", torna a sottolineare il Professore ribadendo che è necessario "un momento di unità e di forza" per reagire alle speculazioni.
Ma, secondo le principali testate nazionali, l'ipotesi del governo tecnico starebbe solleticando Bersani e compagni. Come nel 1993, quando i socialisti costretti alla maxi manovra per poi lasciare il posto al governo tecnico guidato da Carlo Azeglio Ciampi. Per uscire da queste trame in cui il Pd sembra sguazzarci a dispetto del bene del Paese, Prodi invita il Cavaliere a lanciare un appello al "senso di responsabilità" in vista del voto sulla manovra. Appello che è stato lanciato anche da Berlino dalla stessa cancelliera Angela Merkel. Eppure il centrosinistra torna alla carica. "La manovra è del tutto insufficiente e non la voteremo ma è un momento aspro e difficile per l’Italia - tuona la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro - per questo chiediamo che il dl sia approvato in Senato tra domani sera e giovedì mattina. Poi avrà il via libera della Camera e a quel punto noi chiediamo che il governo vada via".
Un ricatto che oltre a spaventare il Professore rischierebbe anche di precipitare il Paese nella morsa della speculazione perché, oggi più di prima, l'Italia ha bisogno di continuità e di un governo che porti a termine la legislatura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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