Antonio Signorini
da Roma
A sinistra sulle pensioni non cè uno scontro tra riformisti e massimalisti, ma una «commedia degli equivoci» che vede confrontarsi due conservatorismi. A sostenerlo è Maurizio Sacconi, ex sottosegretario al Welfare, secondo il quale, tutte le alternative allo «scalone» della riforma Maroni che fa alzare letà del ritiro da 57 a 60 anni a partire dal 2008, costeranno. Un messaggio che il senatore di Forza Italia manda a chi, come Casini e Follini, vuole dialogare con il centrosinistra. Ma anche ai sindacati. Perché abbassare letà della pensione - avverte - significa incentivare le grandi imprese a «rottamare» i lavoratori cinquantenni.
Perché non vuole sostenere i riformisti del centrosinistra?
«Perché nella maggioranza cè soltanto una dialettica tra controriformatori che parte dal presupposto di superare la legge Maroni e in particolare il suo contenuto più qualificante cioè linnalzamento obbligatorio delletà della pensione dal primo gennaio 2008».
Non è normale che con governi espressi da schieramenti diversi cambino anche le politiche?
«Per le pensioni dovrebbe valere il principio della continuità tra diverse coalizioni, per cui chi succede incorpora latto coraggioso di chi lo ha preceduto. Blair non cancellò gli impulsi alla modernizzazione della Thatcher. Allo stesso modo sarebbe meglio che questa maggioranza non mettesse mano alla riforma».
Perché?
«Intanto perché la sua riapertura costerà o tanto o tantissimo, a seconda di cosa decideranno di fare. Poi perché linnalzamento delletà della pensione è stato digerito come dimostrano i dati Istat. La metà dei 536 mila nuovi posti di lavoro è relativa agli over 50. E quindi si sta allungando letà lavorativa».
Non crede nemmeno agli incentivi per ritardare la pensione?
«Una volta eliminato linnalzamento delletà della pensione gli incentivi e i disincentivi diverranno assolutamente inconsistenti di fronte alla volontà delle imprese, penso soprattutto alle grandi, che vorranno sostituire lavoratori anziani che costano di più con lavoratori giovani che costano meno. Lunica cosa che si incentiverà è la rottamazione precoce degli anziani».
È daccordo con la equiparazione dei requisiti della pensione di donne e uomini?
«No. Le donne sono già costrette quasi tutte alla pensione di vecchiaia perché non riescono ad accumulare i contributi per una pensione anticipata. Parificando si agirebbe odiosamente sulle donne che sono ancora, nonostante i miglioramenti di questi anni, discriminate dal nostro mercato del lavoro».
Insomma non trova nessuno spunto positivo da questo ultimo dibattito sulle pensioni, qualche spunto per aprire un dialogo?
«Solo il fatto di avere riaperto il capitolo pensioni ha spinto molti ad anticipare luscita. Cè un clima da si salvi chi può ed è esattamente il contrario di quello che bisognerebbe fare. Non c'è nessuno spazio per il dialogo. E non lo dico mosso da un pregiudizio, ma per un giudizio informato.
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