Se vuoi salvare la Natura, conserva l'Arte. E viceversa

Le opere di William Morris, John Ruskin e Patrick Geddes ci insegnano una "ecologia della Bellezza"

Se vuoi salvare la Natura, conserva l'Arte. E viceversa
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C'è un legame indissolubile che unisce Uomo e Natura ed è il concetto di Bello: la bellezza appartiene al paesaggio così come al patrimonio artistico di cui l'uomo è artefice: dipinti, monumenti, sculture trasmettono Bellezza allo stesso modo della vista di una montagna o di un lago. Uomo e Natura sono un binomio inscindibile che è il Creato, come testimonia già la Genesi. Se si vuole conservare la natura, non si può prescindere dalla conservazione del patrimonio artistico e viceversa. È questa la principale lezione del libro di Chiara Rostagno Arte e Natura: la bellezza della terra e della vita. La cura del patrimonio naturale e artistico (Marsilio): «un confronto autentico con la natura e le arti impone sempre d'includere, nel nostro sguardo, la persona. Diversamente sarebbe impossibile».

L'analisi della Rostagno parte dalla riscoperta delle parole dello scrittore e artista britannico William Morris, tra i fondatori del movimento Arts and Crafts e autore di Art and the Beauty of the Earth e di The Beauty of Life. Si deve a Morris, così come a John Ruskin e Patrick Geddes, la ricerca di una «ecologia della bellezza» in cui rintracciare «relazioni profonde tra la natura, l'arte e la vita delle comunità». Ma è anche l'influenza di un grande pensatore cattolico come Romano Guardini ad essere determinante in un approccio in cui «chi ama la bellezza, ama la terra. Così come, allo stesso modo, chi ama profondamente la terra non può concepire di violare l'arte o di sfregiarla».

Nella ricerca dell'ecobellezza c'è inevitabilmente un sentimento antimoderno per cui «conservare e rispettare le leggi naturali è un antidoto per contrastare le abitudini folli: la dissoluzione delle risorse, la creazione di beni incapaci di durare, l'invenzione dei bisogni». Firmitas, utilitas e venustas sono sentimenti che la società dei consumi tende ad annullare e, pur tenendo in considerazione gli esiti del «mostruoso avversario» che è il consumismo, «conservare le opere dell'uomo è un atto di amore e di rispetto per la terra».

Ma è soprattutto nella seconda parte del libro, intitolata emblematicamente Terra Mater, che emerge la pulsione antimoderna: «I primi segnali degli esiti nefasti del mercato globale dilaniano i cultori del bello e delle arti». Parole che vanno lette come un monito all'uomo a «non cadere nel vortice del consumo».

La Rostagno, che in tutto il libro fornisce un solido retroterra culturale al rapporto tra Arte e Natura, non può evitare un riferimento all'attualità: «il rispetto dell'arte, della terra e della vita sono inscindibili, come la loro bellezza. In questa luce, imbrattare un monumento per rivendicare amore per la terra è un ossimoro». Il concetto di senso civico diventa così un aspetto centrale: «non possiamo dire di amare un paesaggio dipinto se non raccogliamo le cartacce dai parchi, se non resistiamo al demone dello spreco per amore del bello naturale».

L'insegnamento che ci consegna il libro di Chiara Rostagno è l'impossibilità di scindere l'Arte dalla Bellezza e la Bellezza dalla Natura, perciò l'Arte dalla

Natura. Con una postilla conclusiva che, sebbene possa apparire una distinzione solo lessicale è in realtà culturale: torniamo a parlare di natura invece di ambiente e di conservazione della natura invece di ambientalismo.

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