Le chiamano le ferrovie dimenticate, ma un tempo rappresentavano un futuro di sviluppo, velocità, progresso: la prima Ferrovia dei Borbone della stazione di Codola, in provincia di Salerno, l'asse ottocentesco che sfiorava la Valle dei tempi di Agrigento. In molti casi l'uomo è stato sostituito da un computer, su molte banchine non esiste più il capostazione o la biglietteria. Le sale di attesa sono chiuse con i lucchetti, qualche volta senza nemmeno la voce meccanica che annuncia il convoglio in arrivo.
Rotaie che si perdono nel vuoto esistono in quasi tutte le regioni italiane, da Matera a Marina di Carrara, ma in oltre 300 stazioni abbandonate o non presidiate dormono pellegrini o bambini malati, lavorano giovani organizzatori di viaggi antimafia e si coltivano fiori rari.
Le Ferrovie hanno avviato negli ultimi anni 510 contratti di comodato d'uso gratuito in 345 stazioni. Ancora pochi considerando che le stazioni assegnabili sono 1.700, con tremila chilometri di binari che nei progetti potrebbero diventare delle Green Ways, percorsi di piste ciclabili sul modello della Spagna e della Francia. Trecentoventicinque chilometri di percorsi sono già individuati. Mentre si sogna una ciclo-sostenibilità che l'Italia insegue invano dagli anni Novanta, parte la corsa alla riconversione di locali dove un tempo si passava senza fermarsi. E dove ora spesso giovani imprenditori seminano idee.
Nella stazione di Isola delle Femmine, tra Palermo e Cinisi, davanti alle rotaie su cui è stato ucciso Peppino Impastato, tre trentenni hanno aperto un tour operator per finanziare i commercianti che decidono di non pagare più il pizzo. AddioPizzo Travel organizza viaggi soprattutto per le scuole nei luoghi della resistenza a Cosa nostra. Dal 2013 a oggi i turisti sono stati 4.500.
Nella stazione non presidiata di Ceggia, in Veneto, sulla linea Venezia-Trieste, i locali sono gestiti in comodato da una scuola di musica. A Civitella Rovereto, sulla linea Avezzano-Roccasecca, dal 2001 si è insediata la Croce Verde. Alle 4.30 del 9 aprile del 2009 i volontari erano già all'Aquila per il soccorso dopo il terremoto. Di nuovo al sud: nel diciannovesimo secolo la stazione di Porto Empedocle collegava i centri minerari della Sicilia. Ora l'associazione Caos espone le componenti dei treni a vapore in un museo al pian terreno, e organizza giri turistici sull'antica ferrovia della Valle dei templi.
La stazione è un pianeta autosufficiente nato per il passaggio, ma dove tutto è organizzato per stanzialità. Appartamento del capostazione, magazzino merci: per chi ha l'idea giusta tutto può diventare spazio creativo. Con 45 varietà di ortensie, il giardino della stazione di Orta Miasino, vicino al lago d'Orta, e diventato per esempio uno spettacolo botanico. A Castel San Giorgio, in provincia di Salerno, i Borbone costruirono una delle più antiche ferrovie del sud Italia. L'inaugurazione della Galleria dell'Orco, il 31 maggio del 1858, fu uno spettacolo per gli occhi con il tunnel corredato da 500 lumini, in modo da permettere agli invitati di percorrerlo a piedi. Ora la stazione di Codola è diventata un ostello. Per turisti diretti a Pompei e, più di recente, per ospitare i profughi.
È un punto di informazione turistica anche la stazione di Canne della Battaglia, in Puglia, tenuta in vita grazie al figlio dell'ex casellante, Mimì Lomuscio, ora ottantenne.
Arrivò bambino, e in quella terra divenne un archeologo sul campo: è anche grazie al suo contributo se sono stati fatti passi avanti nell'individuazione del luogo della storica battaglia di Canne tra Annibale e i romani. A Genova Cornigliano, nella stazione attiva ma senza capostazione, ha aperto bottega un «dentista solidale», che visita pazienti in difficoltà economiche.
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