Senza la taglia 42 addio al mito delle hostess

Le dipendenti d Meridiana protestano per le nuove divise troppo strette. Crolla il sogno anni '60, quando erano il simbolo della bellezza

Senza la taglia 42  addio al mito delle hostess

Qualcuno ha cominciato a dire che è l’effetto Pan Am, la serie tv, quella con Christina Ricci e Margot Robbie, prodotta da Abc e che in Italia è trasmessa da Fox Life. Solo che in questo caso si parla di una dura vertenza sindacale. La storia è questa. Le nuove divise delle hostess di Meridiana Fly saranno tutte di taglia 40. L’idea è di Cristina Ceolin, responsabile dei servizi di bordo e moglie dell’amministratore delegato. È chiaro che la taglia 40/42 non è per tutti. Le hostess infatti si sono ribellate e chiedono al principe Aga Khan, proprietario della compagnia, di intervenire. Anche perché l’età media delle assistenti di volo del gruppo è di 42 anni. È uno scontro tra il reale e l’immaginario.

Tutto questo ha a che fare con la storia di una professione. È per questo che vale la pena di tirare in ballo l’effetto Pan Am. Il telefilm parla dell’America dei primi anni ’60, quando a Dallas stanno assassinando Kennedy, e le hostess sono un mito femminile. Sono delle pin up, belle, vincenti, emancipate. Sono ragazze che scelgono il viaggio e l’avventura in un mondo che vede ancora le donne confinate a casa, con un destino da casalinghe che presto diventerà insopportabile. Le hostess con i loro cappellini, le scarpe con i tacchi, la messa in piega standard e il sorriso gentile rompono i vecchi schemi. Sono l’immagine di un’America moderna che viaggia oltre le nuvole e si prepara a conquistare lo spazio. Nel telefilm l’atmosfera è molto patinata, ma di certo i piloti e le hostess appaiono come personaggi di un fotoromanzo, protagonisti di gossip e chiacchiere sottovoce. Sono un po’ come i calciatori e le show girl di questi tempi.

Allora, all’inizio dei sixties, prima della rivoluzione dei costumi, prima del femminismo e di Woodstock, prima degli anni ’70, le hostess rappresentavano davvero un modello di donna controcorrente e coraggiosa. Le hostess come antenate delle modelle, quindi esempio di bellezza, sogno, sensualità, quasi inarrivabili, e per ruolo destinate a taglie leggere.

Molte cose sono cambiate. Le hostess sono diventate professionali: sono assistenti di volo. Non portano più il corsetto, non devono essere necessariamente belle, non devono stare a dieta. Non sono più un mito. L’importante è che siano gentili e efficienti. È diventato un lavoro come tanti altri. Non sono un sinonimo di gioventù e neppure di emancipazione. È la metamorfosi di un mestiere. Questo è così vero che serve una serie tv per ridisegnare una patina di charme. Ma quelle sono attrici e in fondo la stessa Christina Ricci, ex bambina prodigio nella Famiglia Addams e in Casper, ha una bellezza non convenzionale e non hollywoodiana.

Le dipendenti della Meridiana non si sentono figlie della Pan Am. L’Italia non è l’America degli anni ’60 e nessuna di loro sogna la copertina di un magazine femminile. Se la compagnia vuole, per motivi di marketing, rilanciare un mito perduto non sono loro le candidate giuste. Ora le hostess sono assistenti di volo e la loro risposta è una rivendicazione sindacale: «La nuova divisa lede la dignità femminile. È una scelta marcatamente sessista e discriminatoria».

Non c’è più il ruolo. Non ha senso stare attente al peso. Non sono modelle. La verità è che le hostess da tempo non sono più pin up. Sono solo ragazze che fanno un lavoro dove si viaggia molto.

L’aereo, in fondo, non ha più nulla di eccezionale. È qualcosa di quotidiano, scontato, banale e le hostess si sono adeguate. Se la Meridiana vuole rilanciare un mito deve aspettare il prossimo volo e, magari, assumere modelle.

Per tutti i nostalgici della

bellezza anni ’60 non resta che allacciare le cinture, sedersi davanti alla tv e sognare che la Pan Am non sia mai fallita. Come disse il suo vice presidente nel ’91: «Non c’erano abbastanza pezzi per costruire il futuro».

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