Carolina Crescentini è appena tornata da Sanremo, dove è stata ospite insieme a parte del cast di Mare Fuori, la serie italiana che sta facendo registrare numeri record su ogni piattaforma. Per l'attrice, che nel prison drama prodotto da Rai e Picomedia interpreta Paola Vinci, la direttrice del carcere minorile al centro della scena insieme alle vicende dei giovani detenuti, quella di Mare Fuori è stata una scommessa vinta. Non solo numeri fuori dall'ordinario su RaiPlay rispetto allo streaming, ma Mare Fuori fa girare la testa anche alle interazioni social. Dal primo febbraio (giorno di rilascio della terza stagione di Mare Fuori) ad oggi, Mare Fuori è il quinto programma tv per interazioni social sui propri profili ufficiali, dopo il Festival di Sanremo, Che Tempo Che Fa, Amici e Grande Fratello. Gli account Instagram e TikTok di Mare Fuori finora hanno raccolto a febbraio 1,1 milioni di interazioni con soli 38 contenuti pubblicati, e quasi 30mila interazioni per singolo post (che diventano 59mila osservando il solo Instagram), ossia il dato medio di engagement più alto tra tutti i programmi tv, quasi il doppio rispetto a quanto registrato dal Festival di Sanremo (16,8mila interazioni per post). Ma il lavoro di Carolina Crescentini non è solo Mare Fuori e, proprio nel giorno di San Valentino, insieme alle ultime 6 puntate della serie su RaiPlay, su Sky Arte è uscita Io e Lei, un prodotto a metà tra fiction e documentario in cui si vedono diverse attrici contemporanee alle prese con lo studio di un personaggio tratto dalle icone della storia e dello spettacolo.
Lo studio in cui è stata colta la Crescentini è quello di Gabriella Ferri, e partiamo proprio da qui per conoscere il momento dorato della carriera di questa straordinaria attrice italiana.
Questo progetto di Sky arte è molto interessante, perché racconta come un’attrice si avvicina ad un personaggio. Per questa serie io ho potuto incontrare Pino Strabioli e Renzo Arbore per parlare proprio di Gabriella Ferri, che amo da sempre e per sempre. Ho anche avuto la fortuna di poter accedere al suo diario personale ed è stata un’esperienza davvero molto intensa.
Io e Lei mostra sul piccolo schermo il lavoro che voi attori di solito fate da soli. Questo prodotto, anche se in un’altra veste, somiglia un po’ a quello che abbiamo visto recentemente nella serie, sempre di Sky, “Call Me Agent”. Far vedere il backstage del vostro lavoro è più interessante perché avvicina il pubblico a questa fase preparatoria, oppure toglie un po’ di magia?
No, secondo me è interessantissimo e non toglie affatto la magia. È bello che si veda come funziona davvero il nostro lavoro, che non è solo imparare delle battute a memoria e via, non funziona così. Questo è un lavoro in cui si studia molto per raccontare una persona con tutte le sue caratteristiche. Io per il mio lavoro, per esempio, ho dovuto imparare ad andare a cavallo, a nuotare con i delfini, ho dovuto leggere tre volte il Corano. Questo è un lavoro in cui si studia ed è bello che si sappia...
Carolina Crescentini è così meticolosa come abbiamo visto in Io e Lei quando si prepara per una parte?
Sì, e questo mi serve proprio per entrare nel ruolo. Ad esempio in Io e Lei si vede il passaggio fatto con i costumi, che è quello in cui si tenta di ricostruire un personaggio attraverso quel che indossava. Il costume ti da molte informazioni su come una persona voleva apparire, cosa voleva nascondere; le scarpe ti aiutano tantissimo nella postura. La Ferri per esempio aveva tanti gioielli che chiamava “le cioccaje” che facevano molto rumore, ed era una cosa che le piaceva molto, camminare facendo rumore. Queste sono tutte informazioni preziose che servono nella costruzione di un personaggio.
In questo lavoro con la Ferri c’è stata tanto Roma, questo parla anche molto di Carolina Crescentini...
Roma mi fa arrabbiare per molte cose, ma è la mia città e alla fine ci torno sempre. Io sono, come la Ferri, una donna dei vicoli che adoro per le storie che vivi e che vedi nei rioni. I rioni a Roma sono come dei piccoli villaggetti, che mi fanno sentire anche molto protetta e mi piace la contaminazione che c’è in questi luoghi...
Da Roma, e dalla romanità, passiamo alla Napoli di Mare Fuori. Il personaggio di Paola Vinci, non napoletano, come si è inserito in questa visceralità di Napoli, in cui spesso si trova a dover richiamare un po’ tutti all’ordine?
Quello che è successo al mio personaggio è un po’ anche quello che è successo a me. Io sono tanti anni che giro e lavoro a Napoli, ed è una città incredibile. Io amo tornarci, e non è un caso parlare di Mare fuori, perché quando sei a Napoli averlo fuori dalla finestra mentre lavori ti cambia proprio la giornata. Napoli è una città tanto incasinata quanto piena d’amore. È tanto disordinata quanto poi ha un ordine tutto suo. E Paola che è una tutta regole e disciplina, soprattutto all’inizio, prende le misure con questa città e poi se ne innamora. Questo è accaduto anche a me, esattamente nello stesso modo. Quando vado a Napoli io prendo sempre la stessa casa, e le signore che vivono intorno a me mi fanno sentire al sicuro.
Sul personaggio di Paola, troppo poco si è parlato del volto che avete dato alla disabilità della protagonista. La grandezza di questa serie sta anche nella scelta proprio di dare una disabilità alla protagonista femminile.
Lei ha avuto un incidente che le ha lesionato il ginocchio e le ha provocato l’asportazione dell’utero. É chiaro che quando lei arriva zoppicando sa di avere gli occhi addosso, ma la sua disabilità la affronta a testa alta, e nessuno può permettersi di farle provare un senso di pietà, prima di ogni altra cosa. E quando sa che la prendono in giro, anche chiamandola punto e virgola (punto il bastone e virgola come si muove la gamba), li affronta, e sa che ad un certo punto si abitueranno a questa immagine. Quindi Paola va sempre a testa alta, cosa che a me piace molto.
La disabilita non viene mai affrontata con pietismo e non viene mai drammatizzata neanche nella scrittura di questo personaggio.
No, l’handicap fisico non viene mai drammatizzato, soprattutto perché lei è molto dignitosa. Nella prima stagione quando si parlava del fatto che lei non potesse avere figli sono state dette molte cose, molte battute. Anche a me, perché anche io non ho figli, ad un certo punto sarebbe venuto di rispondere proprio come risponde Paola; ti verrebbe quasi da dire “ma che cavolo volete. A voi cosa vi cambia”. Con Milena Cocozza soprattutto, la regista della seconda stagione, abbiamo lavorato molto per non entrare in quel gioco lì, perché quel campionato lì a me, in primis da donna senza figli, proprio non mi interessa; ed in secondo luogo perché va difesa la dignità di una donna a prescindere dal fatto che sia nella categoria sociale “madre”.
Poi il personaggio di Paola è madre. Ed anche in un modo che è molto importante sottolineare nella nostra società...
Certo che è madre. Ci sono molti modi per essere madri anche se non si è madri biologiche. Lei si occupa di questi ragazzi dell'Ipm con urgenza. Poi diventa madre affidataria della figlia di un detenuto per permettere proprio a lui di continuare a vederla, e non solo perché si innamora di una neonata a cui vuole dare una possibilità.
Mare Fuori ha fatto scoprire al pubblico il fascino della redenzione in tv, dove l’aspetto avvincente della narrazione sta in chi sceglie di cambiare il suo destino in meglio.
Questo è uno dei motivi per cui ho scelto Mare Fuori quando ho letto la sceneggiatura. Ho pensato che questa fosse una storia necessaria, perché è importante pensare che venga data a chi è in carcere la possibilità di trasformarsi. A me è capitato di parlare con ex detenuti che hanno fatto un transfert tra il mio personaggio e quello della loro direttrice. Molti di loro mi hanno detto che in carcere hanno potuto studiare, imparare dei mestieri. Soprattutto nel minorile l’obiettivo primario è il reinserimento nella società del detenuto.
Questo tema è stato di grande attualità anche a Sanremo quest’anno, dove voi siete stati ospiti, tra l’altro.
Francesca Fagnani ha fatto un monologo molto chiaro, che mi ricorda il discorso che io faccio attraverso il mio personaggio di Mare Fuori da diversi anni.
A proposito di Sanremo, anche lì siete apparsi molto uniti come cast.
Eh si, questi ragazzi io me li sono cresciuti...
Come ve lo spiegate il successo di questo prodotto? Immagino che soprattutto per te, che sei il nome più importante della serie, sia stata una scommessa decidere di prendere parte a Mare Fuori all'inizio.
Sì, io ho scommesso su questa storia. Sul piatto avevo altre proposte, di cose che poi sono andate benissimo, però ho scelto questa perché mi emozionava. Il segreto di questo successo credo che sia il luogo e le storie che raccontiamo, ma anche gli occhi ed il cuore di questi ragazzi. Io li ho conosciuti che molti erano alla prima esperienza, molti di loro erano minorenni, accompagnati dal nonno. L’altra sera quando eravamo a Sanremo che erano così belli ed eleganti, non avevano paura di quel palco in mondovisione, io ero fiera di loro. In questi anni il mio camerino è stato il luogo in cui venivano a sfogarsi. Quando li vedo oggi, anche sul set fare delle scene impegnative, sono molto orgogliosa di quanto sono diventati bravi. E credo che la stessa fierezza rispetto alla crescita di questi ragazzi sia il sentimento che prova anche il pubblico. Io gli auguro il botto, perché se lo meritano.
Cosa ci puoi dire sulle prossime stagioni?
So per certo che ci sarà la quarta stagione perché l’ho letto sui giornali, però io non sono niente in realtà.
Quindi non possiamo dare per scontato che ci sia ancora Paola.
Non posso saperlo neanche io... aspettiamo!
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