Baby Reindeer è la miniserie sulla bocca di tutti. Appena approdata su Netflix - dove da giorni è nella prima posizione delle serie più viste - la serie è composta da sette episodi tra i trenta e quaranta minuti e racconta quella che viene presentata come una storia vera, quella di Richard Gadd, creatore, sceneggiatore e interprete della vicenda.
In effetti, proprio il suo essere ispirato a fatti realmente accaduti, rappresenta il primo livello di fascinazione per un prodotto creato da un comico che però racconta una storia disturbante e inquietante. Il protagonista è Donny (Richard Gadd), un aspirante comico che lavora in un pub nell'attesa di avere il ruolo della sua vita. Proprio sul posto di lavoro, Donny conosce Martha (Jessica Gunning), una donna che si presenta come avvocato ma non ha nemmeno i soldi per potersi pagare un té. Mosso a compassione da questa donna dal corpo non conforme agli standard e dall'aria abbattuta, Donny le offre da bere, senza sapere che così facendo sta nutrendo una vera e propria stalker. Martha, infatti, si autoconvince che tra lei e la sua "baby renna'' (da qui il titolo dell'opera) sia in atto una grande storia d'amore e diventa ossessiva nei suoi confronti, riempiendolo di mail e facendosi trovare sempre in ogni luogo frequentato da Donny. Le cose non migliorano quando Donny comincia a frequentare Teri (Nava Mau), che suscita la gelosia e la violenza di Martha, mentre un vecchio trauma di Donny emerge, complicando anche la sua salute mentale già compromessa.
Baby Reindeer e il fascino del male
La serie si apre proprio con l'ammissione che quello che accade sullo schermo è qualcosa che è avvenuto anche nella realtà. Una dichiarazione che, in sceneggiatura, funziona proprio come hook, vale a dire come arpione per la curiosità dello spettatore. Ed ecco perché gli ascolti di Baby Reindeer stanno crescendo sempre di più. Da una parte, infatti, gli spettatori seguono le vicende di Donny e Martha per cercare di capire quale sia la "storia vera", arrivando anche a ''indagare'' per cercare di scoprire la vera identità della stalker su cui Richard Gadd ha costruito il personaggio di Martha. Di seguito, poi, è arrivato il passaparola e la curiosità ha continuato a crescere: non solo la curiosità per la storia vera alla base dello show, ma anche quella legata alla serie. Come era successo anche con altri fenomeni - il più recente, forse, è Squid Game - gli abbonati Netflix hanno cominciato a domandarsi quale fosse la serie di cui tutti stavano parlando o se era legittimo parlare di un evento e di una serie tanto disturbante. Questo "chiacchiericcio" intorno al prodotto ha fatto sì che Baby Reindeer scalasse le classifiche di Netflix e diventasse quello che viene definito un trend topic, un argomento di conversazione che spopola sui social e in rete.
Da questo punto di vista il successo di Baby Reindeer si può ricercare anche nel successo che ormai hanno tutti i prodotti che sono collegati al mondo del true crime, che ha portato lo spettatore medio ad essere sempre più affamato di quelle verità sotterranee, che non sono esposte, che si possono nascondere dietro complotti immaginari che esistono solo nella mente di chi naviga il web senza averne piena consapevolezza. Baby Reindeer sfama questo tipo di curiosità e lo fa anche con un'ottima costruzione ritmica: non è una serie d'azione, quindi il ritmo è lento, ma allo stesso tempo è costruito in modo di rappresentare quasi una caccia al tesoro, dove il "tesoro'' è la verità: la verità sul passato di Donny, sul perché sia diventato la persona che è e su quali elementi della sua storia personale lo hanno portato ad essere vittima di una stalker dalla quale lui stesso sviluppa una sorta di dipendenza. Baby Reindeer, in altre parole, è una serie fatta bene, che non si accontenta della superficialità che oggi impera in molti prodotti realizzata dalla nota piattaforma streaming.
Al contrario è una miniserie che indaga il trauma senza spettacolarizzarlo, senza scadere in quella prostituzione del dolore che rischia di deumanizzare gli spettatori, portandoli ad abituarsi a ciò che è oscuro, brutale e violento. Inoltre c'è un'ottima capacità di scrittura, che può aver cooperato al successo dello show: i due volti del racconto, Donny e Martha, sono carnefici e vittime al tempo stesso. Baby Reindeer è una serie a suo modo brutale, che parla di violenza sessuale e degrado, di droghe e insicurezze, in cui però non emergono né stereotipi né dogmi assoluti: la realtà, in questa miniserie, non è solo bianca o nera. In mezzo c'è un ampissimo spettro cromatico, che porta il pubblico a provare sentimenti diversi e complicati per entrambi i personaggi in scena.
Non è una serie consolatoria - e si fa forte anche di un finale vagamente aperto ma molto inquietante - né una da vedere a cuor leggero: è cupa, pesante, di quelle che obbligano chi guarda a fare i conti con incubi e sentimenti scomodi.
E anche per questo, in un'offerta di intrattenimento che annulla sempre più spesso il conflitto così come la capacità dell'audience di accettare ciò che non è socialmente accettabile in uno show, Baby Reindeer è una serie da non lasciarsi scappare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.