A Sesto la «Fucina» dell’antagonismo

In via Falck gravitava spesso una delle persone incriminate

Un tempo la bassa palazzina di via Falck 44 a Sesto San Giovanni forgiava artigiani. Ora da scuola di arti e mestieri «la Fucina», da anni abbandonata, si è trasformata in un centro sociale entrato nel mirino delle forze dell’ordine. Nell’ambito della vasta operazione di polizia che ha portato all’arresto di 15 militanti di una organizzazione terroristica e a 80 perquisizioni in varie città italiane, anche il centro sociale dell’ex Stalingrado d’Italia è stato ispezionato dai poliziotti. Nell’edificio di via Falck era, infatti, stata vista spesso una delle persone colpite da una ordinanza di custodia cautelare accusata dei reati di associazione sovversiva e banda armata e altri delitti. Negli anni scorsi l’istituto geriatrico di Sesto San Giovanni voleva trasformare la Fucina in una nuova struttura per anziani poi il progetto era stato abbandonato e così l’edificio è stato occupato da un gruppo di giovani sfrattati da un altri edifici come Cascina Novella in viale Marelli e la casa occupata di via Magenta a Milano. Da tempo i residenti convivevano con una decina di ragazzi che qui organizzavano corsi, dibattiti, concerti, alcuni dei quali molto frequentati. Più volte il gruppo che gravitava intorno a «La Fucina» aveva aderito a manifestazioni per la libertà del popolo palestinese. Recentemente nel centro sociale si era svolto anche il casting per un cortometraggio. Ora tra i cittadini nessuno sembra credere che le attività svoltesi in via Falck potessero fare da paravento a qualcosa di illegale e che le Brigate Rosse potessero essere così vicino alle loro abitazioni. Il sindaco di Sesto San Giovanni, Giorgio Oldrini, elettro tra le file dei Ds, fa solo sapere che «ha molta fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine». Polemica invece An.

«Già nell’autunno 2004 - spiega Michele Russo, segretario cittadino - il nostro rappresentante aveva segnalato ai membri del consiglio circoscrizionale la presenza di locandine inneggianti alla lotta armata e a Mario Galesi, il capo delle nuove Br che uccise Marco Biagi a Bologna nel 2002. Purtroppo i nostri dubbi sono oggi diventate certezze per questo chiederemo la chiusura del centro sociale “La Fucina”».

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