Settecento per la Juve, ottocento per il Genoa

Settecento per la Juve, ottocento per il Genoa

(...) La Juve ha trascorso qui la prima settimana di preparazione, mentre in questi giorni è il turno degli uomini di mister Gasperini.
Il risultato della prova si vede sulle facce dei tifosi: rilassatezza per i rossoblù, rabbia e delusione per i bianconeri.
E non c'entrano niente le ben note vicende extracalcistiche che hanno portato in B la Vecchia Signora: il fatto è che la settimana juventina proclamata dalla locale amministrazione a suon di feste in piazza si è risolta in uno stillicidio di allenamenti annullati o spostati con pochissimo preavviso, con le conseguenti proteste dei tifosi rimasti con un pugno di mosche ed un inutile biglietto d'ingresso costato 8 euro.
Senza parlare del servizio d'ordine quasi hollywoodiano a protezione di Balzaretti e compagni, che ha scoraggiato anche i più tenaci cacciatori di autografi e ha dato adito al sospetto che ad allenarsi sul campo ci fossero George Clooney e Brad Pitt, anziché gli uomini di Deschamps. Insomma, se di festa doveva trattarsi, questa è riuscita solo a metà.
Ora tutto assomiglia di più a ciò che un ritiro estivo dovrebbe essere: normali sedute di allenamento di una squadra di calcio, con ingresso gratuito, file d'ordinanza per gli autografi e magari qualche chiacchiera tra i tifosi e i propri beniamini nel baretto dell'impianto sportivo.
Anche il secondo banco di prova depone in favore dei rossoblù: amichevole ad Alessandria, nello storico stadio Moccagatta.
Settecento paganti per la partita che la Juventus ha disputato a metà luglio contro una rappresentativa provinciale, ottocento per quella dello scorso sabato, che ha visto il Genoa opposto ai grigi locali.
Salire in basso Piemonte, in questi giorni, è parte integrante della liturgia che i tifosi genoani seguono scrupolosamente. Non importa che le uniche tracce di rossoblù in giro per la città siano discreti manifesti con cui Acqui dà il proprio benvenuto al Genoa: la presenza di tifosi del Grifone è costante, ed ha diverse implicazioni, non solo sportive.
Per certi versi, si tratta di un revival dei tempi del professor Franco Scoglio, quando Acqui era una tappa obbligata della preparazione estiva del Genoa, e visti i risultati di quei campionati a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta chissà che qualcuno non rieca a vedervi dei buoni auspici.
Ma è soprattutto l'aspetto turistico della faccenda ad attirare le famiglie, presenti in gran quantità sulle tribunette del Mombarone. Lo schema è classico: giretto turistico per le accoglienti vie del centro storico, con capatina obbligatoria in piazza della Bollente per ammirare la fontana monumentale da cui sgorga acqua a 75 gradi centigradi e, qualche passo più in là, la cattedrale di San Guido; un gelato ristoratore e, nel tardo pomeriggio, tutti ad osservare Stellini e compagni.
C'è chi assicura che le giornate di Acqui siano molto meglio, per un patito, dei regolari allenamenti a Pegli.
Daniele, genoano fino al midollo, è uno di quelli che, compatibilmente con gli impegni di lavoro, non ci pensa due volte ad infilarsi in macchina e andare a seguire il Genoa ovunque si trovi. È già salito ad Acqui una volta ed ha in programma di farlo altre due o tre nel corso della settimana: «Ne vale la pena. Al Signorini di Pegli ci si sistema semplicemente in tribuna e si assiste agli allenamenti. Ad Acqui invece c'è un contatto diretto con la squadra. I giocatori, dopo l'allenamento, vanno a bere nello stesso bar frequentato dai tifosi. L'atmosfera è più familiare». E con la famiglia, come la mettiamo? «Niente di più facile - sogghigna - mia moglie è in campagna, a Gavi. Appena posso vado a trovarla, e da lì una scappatina ad Acqui è quasi d'obbligo». Ogni scusa è buona per seguire la propria squadra.
Tornando alla sfida virtuale tra Genoa e Juventus, un elemento affascinante è che sono proprio queste le squadre che ad Acqui Terme contano il maggior numero di affezionati (anche se le personalità locali fanno pendere la bilancia sulla sponda bianconera: sindaco, vescovo e procuratore della Repubblica sono juventini), per cui in questi giorni alcuni dei tanti supporter rossoblù presenti al Mombarone parlano con l'accento piemontese.


E, assicurano, non è facile essere genoani lontano da Genova: «Ma almeno un lato positivo c'è - scherza un tifoso di lunga data, con canottiera e occhiali da sole - : da queste parti non si vedono sampdoriani. E per noi, quest'anno il derby sarà proprio contro la Juve».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica