Un pari non è la fine del mondo. Nemmeno del mondiale. Anzi.C’è di peggio, c’è anche di meglio ma chiedete a Fabio Capello come se la stia passando e capirete che per Lippi la notte non sarà terribile. Pari senza gloria, squadra generosa ma con rara qualità e cervello, deficit di alcuni azzurri, Marchisio fra questi, guaio grosso il ko di Buffon e il gusto amaro di una partenza ad handicap. Riassunto: a che cosa serve il possesso palla? A chi non sa che cosa sia davvero il gioco del calcio. L’Italia ha gestito la partita e l’avversario per buona parte del primo tempo, ha fatto girare il pallone, ha dimostrato freschezza e reattività nei contrasti ma non ha mai, dico mai tirato in porta. Il Paraguay si è limitato a giocare all’italiana, ben coperto in difesa con qualche ipotetica partenza. Poi, alla prima occasione ha approfittato dello stato di agitazione di un paio di azzurri, Cannavaro che ha mancato lo stacco e De Rossi che non ha provato a spostare con un’ancata l’avversario e, così, Alcaraz, uno che nel duemila e due aveva firmato per la Fiorentina prima del crac viola per poi svignarsela altrove, ha svegliato i nostri sogni e smascherato i guai di Buffon presentatosi in tenuta da vecchia gloria, calzamaglia a proteggere il nervo sciatico dolorante.
Così vanno le cose del football, le chiacchiere stanno a zero, se non hai polpa è difficile giocare e vincere, se gli attaccanti non attaccano perché non hanno palloni da giocare, se i centrocampisti sono più preoccupati di difendere che di andare alla conclusione, il lavoro si complica,i nervi si logorano,la fatica aumenta e l’avversario, anche se non irresistibile, si illumina di immenso, praticando il football da repertorio,fastidioso,duro,provocatore. Hai bisogno di un episodio, così è stato con il pari di De Rossi su gaffe del portiere uruguagio, la confusione era totale, da entrambe le parti, la pioggia aveva bagnato le idee di Lippi e di Martino, dentro Marchetti, dentro Camoranesi, dentro Di Natale, cambio di posizione di alcuni uomini, Pepe da destra a sinistra, Iaquinta da sinistra al centro, un’altra Italia nei cognomi e nel disegno tattico ma la stesa Italia nella sostanza, più volontà che qualità, più ardore che materia grigia, con ovvio logorio di energie fisiche e nervose.
Alla fine è un punto, dopo novanta minuti di corsa a testa bassa, dopo una partita che sembrava già una finale, per il pathos e il cuore oltre l’ostacolo, una frazione velenosa che poi
abbiamo riacciuffato. Si può fare meglio, si deve. Lippi deve aver capito che la formazione iniziale non è quella del prossimo futuro. Ha una settimana per riflettere e intervenire. Ha l’esperienza per farlo. Lo farà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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