Sfida il figlio alle urne. E perde il posto

L’inconsueto duello famigliare a Zoldo Alto, piccolo comune del Bellunese

nostro inviato a Belluno

Vatti a fidare dei figli, gli dai una mano e ti prendono il braccio. Roberto Molin Pradel, universitario ventenne di Zoldo Alto, si è preso anche qualcosa in più: la poltrona di sindaco. Si era candidato quasi per scherzo alla guida del suo paesino in Cadore, poco più di mille anime sparpagliate nel fondovalle tra il Civetta e il Pelmo. Gliel'avevano chiesto quelli che dovevano essere i suoi avversari: il sindaco aspirante alla rielezione, Lucia Colussi, e il vicesindaco, Adelino Molin Pradel. Suo padre. Roberto li ha presi maledettamente sul serio.
Zoldo Alto è un paese di montagna difficile da raggiungere e da vivere. Perde abitanti anno dopo anno. Terra di gelatieri, gente che in primavera parte per lavorare all'estero, soprattutto in Austria e Germania, e che certo non ritorna per votare. Formare una lista è facile, presentarne due è un'impresa. Ma con una sola lista, il voto è valido soltanto se va alle urne la metà più uno degli elettori. E senza il quorum, il prefetto sarebbe costretto a mandare un commissario. Rischio concreto, visto l'altissimo astensionismo (oltre il 50 per cento) che si registra a Zoldo Alto. Così, il sindaco e il suo braccio destro si fanno venire un'idea meravigliosa: la seconda lista se la fabbricano loro. Una lista civetta ai piedi del Civetta. Maggioranza e opposizione, tutto in casa: e nemmeno questo è solo un gioco di parole, perché il candidato prescelto è il figlio del vicesindaco. Un ragazzo che compirà 21 anni il prossimo 28 novembre, studia chimica all'università di Padova, è appassionato di storia locale e simpatizza per il centrodestra.
Roberto si tuffa nella campagna elettorale. Il sindaco, che è anche vicepresidente della comunità montana Cadore Longaronese Zoldo, organizza comizi e incontri pubblici per la lista «Primavera». Lui sceglie il più banale «Per Zoldo Alto», mette insieme una squadra di coetanei e si impegna nel porta a porta. Ha anche la fortuna di incrociare il malcontento verso l'amministrazione uscente, soprattutto quello di una contrada sperduta, Goima, dove il sindaco Colussi ha di recente commesso un errore imperdonabile, e imperdonato: ha soppresso la fermata dello scuolabus scatenando la rivolta delle mamme trascinate dalla signora Maier. Mai mettersi contro le madri. Risultato: nel seggio di Goima le schede per il giovane Molin Pradel sono 67 e quelle per il primo cittadino uscente 39. Caporetto.
Lunedì pomeriggio Roberto era così poco preoccupato per le elezioni che se n'era sceso a Padova. Doveva preparare un esame di chimica. Mentre faceva un po' di spesa al supermercato sotto casa, è suonato il telefonino: «Complimenti, signor sindaco». Sindaco per caso, il più giovane d'Italia. È tornato di corsa in Cadore, ha ricevuto la stretta di mano silenziosa del papà, le pacche sulle spalle dei suoi 248 elettori, e si è chiuso in municipio per cominciare a capirci qualcosa. Quando è spuntato dal portone aveva le idee più chiare: «Il primo punto del programma sarà la tutela del territorio e la lotta alla speculazione edilizia. Per gli assessori, abbiamo 10 giorni per decidere». Ieri ha fatto capire che sarà un'amministrazione a quattro mani.

«Sento la necessità - ha detto il baby-sindaco - di avvalermi della collaborazione di chi ha maturato in questi anni una notevole esperienza amministrativa. Quindi credo che nella prossima giunta non potranno mancare il sindaco uscente e alcuni appartenenti alla sua lista». Roberto ha già capito tutto: una bella «grosse koalition», e via.

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