Igor Principe
Sei ore e tre appuntamenti per conoscere alcune idee di Vittorio Sgarbi in fatto di cultura a Milano. Non è tutto il programma da assessore comunale, che sarà reso noto ufficialmente la settimana prossima. Ma in una giornata cominciata con una conferenza alle 11 a Palazzo Marino e terminata alle 17 dopo un incontro “diplomatico” con una delegazione di writer, sono emersi alcuni temi. Ecco quali.
Palazzo Dugnani. La seicentesca dimora patrizia che si affaccia sui giardini di Porta Venezia è sede ufficiale dei matrimoni civili. La sala del rito ospita il ciclo di affreschi dedicato alle Storie di Scipione, realizzato da Gianbattista Tiepolo nella prima metà del Settecento. «L’avevo visitato nel 1972», rivela Sgarbi prima di entrarvi. Fuori scorge sedili in velluto verde pisello con schienale alto due metri. «Questi via», dice. Davanti al Tiepolo, elogiato il restauro terminato lo scorso dicembre, nasce la prima proposta. «Via questi altri pannelli (velluto rosso che copre parte delle pareti originarie, ndr) e apriamo la sala al pubblico. Il capolavoro che vi è ospitato fa sì che la celebrazione dei matrimoni civili non sia più una priorità. Questa stanza si potrebbe visitare come un museo». Il giro del palazzo prosegue nelle stanze in disuso, ai piani superiori. Sgarbi osserva, quindi delibera: «Palazzo Dugnani merita di essere restaurato». Con quali soldi? «Ci sono nove milioni di euro, derivati da un mutuo bancario, che dovevano essere utilizzati per la Bovisa e che però non si possono spendere lì. So che per il Planetario è in programma l’acquisto di un nuovo macchinario. Bene, valuteremo se sia il caso di riparare quello esistente e di destinare quei nove milioni di euro al restauro di questo edificio».
Arte e graffiti. I numeri forniti dall’assessore all’Arredo urbano Maurizio Cadeo sono allarmanti: a Milano i palazzi colpiti dai graffiti sono circa 40mila. Per pulirli occorre una spesa media di mille euro a palazzo. Totale, 40 milioni di euro. Una finanziaria. L’urgenza del problema ha portato a un incontro tra Cadeo e Sgarbi e una delegazione di writer, per cercare un necessario punto di incontro tra l’esigenza di espressione artistica e il diritto a vivere in una città dai muri puliti. «Premetto che io non ce l’ho con i graffitari, ma solo con quelli che scelgono il muro sbagliato», dice il critico. «Se uno fa un disegno su Santa Maria presso San Satiro, allora mi indiavolo. Ma Milano è piena di muri che non puoi che migliorare: si pensi a tutta l’architettura posteriore al 1960, che è terribile. Ricordo che nel 1977, a Bologna, i writer colorarono due torri di Giò Pomodoro, e paradossalmente le migliorarono». Ma come risolvere questo paradosso? «Individuando i muri che siano fuori dalla tutela della sovrintendenza e cercando di raccogliere il consenso o il dissenso dei proprietari. Se c’è l’ok, allora che i writer si esprimano». Più praticabile è il progetto che a breve coinvolgerà piazza della Borsa, dove i graffitari si daranno appuntamento per creare le loro opere su pannelli mobili, in una specie di happening con la presenza di musicisti. Ma di date certe non ce ne sono. «Noi abbiamo lanciato la proposta - dice Sgarbi -, adesso sta ai writer raccoglierla e organizzarsi».
Notti aperte. «Le notti bianche sono quelle di San Pietroburgo. Fuori da lì, non hanno senso». Già in passato Sgarbi aveva criticato l’evento che, partito da Roma, si è affermato in tutta Italia. Ora rincara la dose. «Avere una notte bianca dove si fa casino fino all’alba è un’idiozia. Milano deve diventare una città di trecento notti bianche, o notti aperte, termine che preferisco; dove se vai a farti un panino alle due di notte non arriva un agente della polizia locale a farti la multa».
Polizia locale. Il richiamo al tutore dell’ordine scatena un’altra polemica. «Sarà il primo punto della mia politica: cambiare i nomi che non significano niente», dice l’assessore tra il divertito e il determinato. «Prendi la polizia locale: cosa vuol dire? Come fai a multare uno che viene da Cremona, con quel nome lì? Lui potrebbe risponderti: vabbe’, tu sei locale, ma io no. Bisogna tornare alla polizia municipale, anche per questione di tradizioni. Nella storia c’è il municipium, da cui nasce il comune e c’è il munus come servizio ai cittadini».
Cenacolo. Legato a doppio filo con le notti aperte è il tema dell’orario serale dei musei.
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