Luci fendenti, caroselli stroboscopici, soffi di nebbia avvolgevano il palcoscenico e la platea conferendo una fascinosa patina dark alla stucchevole e gloriosa sala del Gran Teatro La Fenice. A Venezia è convenuto un popolo variegato per festeggiare il conferimento del Leone d'oro della Biennale Musica al compositore, produttore e cantante inglese Brian Eno. Il festeggiato era circondato dai giovani musicisti della Baltic Sea Philharmonic e dal loro direttore Kristjan Järvi - meglio sarebbe definirlo corifeo, più che direttore, perché guidava i suoi con i gesti di un coreografo o di un capo compagnia consumato, essendo il brano in prima assoluta The Ships in parte affidato a un'improvvisazione molto ben regimentata, vale a dire a un'orchestrazione live, in cui tutti diventano co-autori. Il naviglio guidato da Capitan Järvi ha solcato acque apocalittiche, visioni devastanti, progressioni trascinanti, lasciando anche spazio al carisma vocale di Eno, sempre ficcante e capace di scandire i caratteristici temi ammonitori della sua poetica con la zampata distintiva della sua griffe. Eno era assistito anche da un manipolo di carismatici collaboratori: la dizione sovrana della voce recitante di Peter Serafinowicz, la sapiente cover vocale Melanie Pappenheim, le guide alle chitarre (Leo Abrahams) e alle tastiere (Peter Chilvers).
Successo entusiastico che ha ribadito la felicità della scelta della direttrice Lucia Ronchetti nell'allestire una Biennale Musica senza preclusioni ideologiche, indagando il grande e vitale arcipelago della musica elettronica contemporanea.
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