«Siamo solo a metà dell’opera»

«Siamo solo a metà dell’opera»

Franco Ordine

nostro inviato a Palermo

Non mostra il petto a mo’ di sfida e non lucida la medaglietta appena conquistata. Non insegue aggettivi impegnativi e nemmeno si spende in pronostici che possono diventare, tra qualche mese, il suo tormento. Sembra quasi di non riconoscerlo più Marcello Lippi, con la qualificazione mondiale in tasca e il sorriso d’ordinanza dopo l’1-0 inflitto alla Slovenia. È capace di sfornare un paio di battute mica male (una riservata alla sua età, «facevo parte dell’under 23 di Bearzot, nel ’71 avanti Cristo») e di prendere cappello solo quando dalla platea parte la censura per la sostituzione di Toni, a pochi rintocchi dal gong, sotterrata dai fischi dello stadio palermitano. Dice in modo secco e determinato prima di richiudere l’unica parentesi polemica di una domenica da incorniciare. E poi via verso l’albergo di Mondello dove il sole di Sicilia e la temperatura estiva regalano una mattina di fine estate, ragazze in bikini sulla spiaggia a ritoccar la tintarella, famiglie schierate sui terrazzi dei ristoranti a gustare polipetti al sugo favolosi.
Allora caro Lippi, che voto dà alla sua Italia?
«Di voti non m’intendo, provo a esprimere un concetto. Sono soddisfatto ma siamo a metà dell’opera. La parte più impegnativa dell’impresa deve venire: dobbiamo riuscire nell’intento di mettere insieme uno spirito di squadra che, alla fine della fiera, possa valere più dei requisiti tecnici».
E come intende centrare questo obiettivo?
«La difficoltà è una sola, riguarda il tempo a disposizione: non avremo molti giorni da stare insieme. Ho in mente di chiedere un piccolo contributo ai miei colleghi allenatori: mi bastano anche due giorni, martedì e mercoledì, di tanto in tanto, per studiare qualcosa di nuovo e cementare le conoscenze del gruppo. Se mi diranno sì bene, se diranno no, pazienza».
A proposito della qualificazione, da che parte sta? Risultato minimo, dovuto o cos’altro?
«Eviterei l’enfasi. Per il calcio italiano, la qualificazione al mondiale, col primo posto nel girone, è un risultato ordinario. Sarebbe stato grave il contrario, me ne rendo conto».
Adesso può dirlo: ha fatto come Bearzot prima dell’82. Lo considera un privilegio?
«Devo spedirgli un grazie di cuore: prima della sfida, mi ha spedito un augurio forte e sincero. L’accostamento a lui, che è stato mio allenatore nell’under 23, mi ha lusingato. Ho colto, tra l’altro, tra le due spedizioni, le stesse tappe. Loro, all’epoca, pareggiarono la penultima, noi siamo riusciti a vincerla».
Nonostante quello scempio di gol mancati...
«Ci siamo inceppati davanti alla porta, andrà meglio la prossima volta. Mi sarei preoccupato se avessimo avuto un ridotto numero di occasioni».
Cosa sta succedendo a Vieri e Gilardino?
«ieri resta uno dei migliori attaccanti al mondo. Anzi, diciamo d’Italia. E Gilardino ha avuto qualche problema fisico, ha pagato il cambio di società e di preparazione».
Dovesse fare una sola citazione speciale, a chi dei suoi la riserverebbe?
«A Zaccardo. E non solo perché ha firmato il gol della qualificazione. Ma perché l’episodio di sabato sera dimostra che la ruota gira e il calcio è capace di ripagare di qualche amarezza e magari anche critiche eccessive».
Se l’aspettava quel supplizio riservato a Toni?
«Ci son rimasto male anch’io».
La sua Nazionale è fatta o le iscrizioni restano aperte?
«La lista non è bloccata, è aperta fino al giorno prima della partenza. Su Cassano confermo la mia posizione: osservo e prendo nota di ciò che accade in campionato».
Qual è il rivale più forte di Germania 2006?
«Il Brasile, per cominciare. Poi i tedeschi che giocano in casa. Leggo da qualche parte, lo sostiene Ronaldo, che anche noi facciam parte del ristretto club dei favoriti, al quarto, quinto posto. Io dico che possiamo giocarcela con tutti».
E in Europa c’è una nuova regina?
«Ha fatto benissimo l’Olanda di Van Basten: squadra giovane, rinnovata nei ranghi, nel gioco e nella mentalità».
Lo sa che esiste il rischio, per l’Italia, di non essere testa di serie in dicembre al sorteggio di Lipsia?
«Spero che non accada ma non ne farò una tragedia».
Totti continua a prender per mano la squadra...


«A maggio scorso, lo presi da parte e gli dissi: Francesco sposati, rilassati, divertiti, poi ci vediamo a settembre e cominciamo un’altra storia con la Nazionale. È stato ai patti».
È vero che avrà Moggi al suo fianco nella delegazione del mondiale?
«Non è vero. Anche se lui è uno fortunato ed è anche mio amico».

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