Agrigento, il paese in piazza contro i centri d'accoglienza

A Siculiana, piccolo paese dell'agrigentino diventato emblema dell'emergenza immigrazione, i cittadini sono scesi in piazza per chiedere la chiusura del centro d'accoglienza ospitato nell'ex albergo 'Villa Sikania'

Agrigento, il paese in piazza contro i centri d'accoglienza

Arrivando da Agrigento e costeggiando il centro abitato, il primo edificio di Siculiana che risalta subito agli occhi è un complesso alberghiero circondato da alte palme e da un curato prato inglese con, al di là del cancello, un vasto piazzale ed annesso parcheggio; è proprio qui che qualcosa inizia, in qualche modo, a ‘stonare’: non ci sono autobus turistici, né comitive con bagagli al seguito in attesa di entrare, bensì almeno tre camionette della Polizia che sbarrano l’ingresso e con gli agenti che sfruttano anche alcuni gazebi bianchi per ripararsi dal sole. L’Hotel in questione è il Villa Sikania e, se per la provincia di Agrigento è l’emblema di come diverse strutture turistiche vengano convertite per fini decisamente diversi da quelli originari, per Siculiana da quattro anni a questa parte rappresenta un autentico spauracchio per la popolazione: lì dove per più di un decennio turisti ed abitanti hanno potuto ammirare la vista del centro storico di Siculiana, adesso invece ha sede uno dei più grandi centri di prima accoglienza per migranti della Sicilia.

È una storia lunga e tribolata quella del Villa Sikania, una storia contro cui i cittadini di questo paese posto a 20 km da Agrigento sono scesi in piazza; la struttura si trova attaccata al centro urbano e, in particolare, risulta vicina al piccolo stadio comunale e ad una villetta pubblica poco distante dalla via Roma, una delle arterie più importanti del paese che unisce la parte moderna e bassa con quella storica. Gli affari con il turismo non sono andati bene, complice la crisi al pari della mancanza di un vero decollo di un settore, quale per l’appunto quello turistico, che nell’intera isola fa registrare notevoli incrementi ma che ancora non riesce ad incidere profondamente nel tessuto lavorativo e sociale del territorio; allora il proprietario, nel 2012, ha deciso di virare su un altro tipo di investimento, il cui interesse da parte di molti in Sicilia testimonia il triste fenomeno dell’aumento della vecchiaia della popolazione: il Villa Sikania infatti, era destinato a diventare una residenza per anziani. La burocrazia però ha rallentato il progetto di conversione della struttura, fino a quando però la provincia di Agrigento si è ritrovata nel pieno di un’emergenza immigrazione che nel 2013 è arrivata a toccare il suo apice mediatico a causa della tragedia del 3 ottobre a Lampedusa; proprio in quel momento, si è deciso di fare dell’albergo un centro di prima accoglienza per migranti e, da allora, la struttura ha sempre toccato numeri record di assistiti.

Chi in questo martedì è sceso in piazza, non è apparso affatto in collera con il proprietario della struttura; la gente, in questo angolo profondo della provincia siciliana, punta il dito contro tutte le istituzioni: “Qui per lavorare ormai si deve puntare tutto sull’immigrazione – ha tuonato una nonna con nipotino al seguito nel punto in cui è partito il corteo – Lo Stato non agevola il turismo, in compenso la burocrazia è sembrata sparire quando hanno dovuto aprire il centro”. La manifestazione è stata organizzata da alcune associazioni locali, con il Sindaco Leonardo Lauricella che ha voluto dare l’appoggio da parte dell’amministrazione: “Non siamo razzisti – ha più volte dichiarato il primo cittadino – Ma il centro gestito in questa maniera non è accoglienza, è un ammasso di persone che crea problemi negativi alla nostra economia”.

Che il problema sia sentito, lo si è notato guardando il livello di partecipazione al corteo e la risposta dei commercianti: a Siculiana durante le ore della marcia, partita da via Roma e giunta poi dinnanzi l’ingresso del Municipio, le saracinesche dei negozi e dei bar sono rimaste abbassate, le scuole quest’oggi non hanno accolto i bambini che, assieme ad insegnanti, genitori e nonni erano in strada per manifestare. Chiedendo il motivo di tale sentimento e del perché la popolazione di Siculiana protesta contro il centro d’accoglienza, il tutto viene ricondotto alla percezione della sicurezza ed all’immagine che il paese si sta costruendo anche all’interno della stessa provincia: “Il paese è pieno di migranti – spiega uno dei promotori della manifestazione – E’ da quattro anni che va avanti così, adesso la misura è colma; questa comunità sul finire degli anni 90 ha anche ospitato kosovari, nessuno può farci lezioni sull’accoglienza, ma vedere bambini che in estate preferiscono stare a casa perché nella villetta ci sono comitive di rifugiati non è un qualcosa che si può accettare”.

“A volte la piazzetta dove c’è l’ingresso del campo sportivo diventa un orinatoio – spiega ai nostri microfoni una madre con passeggino al seguito – Non ci sono mai stati episodi di violenza, però capisce bene che abitando da sola vicino il centro spesso evito anche di uscire, non credo che questo sia un modo civile di fare accoglienza e di gestire questo paese”. La piccola cittadina agrigentina è apparsa compatta nel sostenere le ragioni della manifestazione; è un piccolo ma emblematico universo quello di Siculiana, formato da un territorio in cui si passa nel giro di pochi chilometri dalle incontaminate spiagge della riserva naturale di Torre Salsa, alle campagne ondulate da piccole collinette che fiancheggiano il fiume ‘Canne’, fino a giungere quindi ad un centro abitato sorto nel ‘400 attorno al Castello che Federico Chiaromonte ha voluto costruire sui resti di un antico fortino arabo. In questo piccolo universo si concentrano pregi e difetti il cui contrasto, forse, alimenta il fascino della provincia agrigentina: paesaggi mozzafiato ed un’identità culturale che affonda le radici nel passato ma, al fianco di tutto questo, anche le piaghe della disoccupazione e di un’emigrazione che rischia di far saltare intere generazioni.

Entrare in questo universo ed immedesimarsi in chi oggi è sceso in strada, dà l’impressione di poter toccare con mano quel malessere che l’intera Sicilia ha manifestato con la forte astensione nelle recenti elezioni regionali; a Siculiana tutti hanno sostenuto nel merito il corteo di questo martedì, anche chi in piazza non si è presentato: “Siamo anche noi contrari a quest’invasione incontrollata – si afferma nel ‘dietro le quinte’ del comune tra le fila dell’opposizione – Ma è forte il rischio di strumentalizzare la paura della gente e crediamo che ci siano responsabilità anche di chi oggi ha il dovere di amministrare al meglio questa situazione”.

La piccola comunità agrigentina, nel chiedere la chiusura del centro d’accoglienza, sembra voler in qualche modo reclamare attenzione da parte di uno Stato che da queste parti appare molto lontano ed avvertito come tale soprattutto durante l’ultima estate, quando cioè i residenti delle contrade balneari di Siculiana hanno dovuto assistere spesso alla fuga di migranti appena approdati sulle spiagge di Torre Salsa.

Finita la manifestazione, il paese è tornato nella sua quotidianità: i bar hanno riaperto, al pari delle ultime botteghe di alimentari sopravvissute all’era dei centri commerciali, ma l’inquietudine tra la popolazione è rimasta mentre, a pochi passi dal centro, i poliziotti sotto i gazebi bianchi hanno proseguito il loro lavoro

guardando fissi verso gli ingressi e le finestre del Villa Sikania, l’albergo diventato centro d’accoglienza che da quattro anni a questa parte fa, di Siculiana, la comunità simbolo dell’emergenza immigrazione in Sicilia.

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