Sicurezza stradale: a Roma il record europeo di vittime

Il sofisticato sistema tecnologico dell’Enea di previsione-misurazione degli inquinamenti dell’aria denominato «Atmosfera» verrà esportato in Arizona, a Phoenix, la quinta città degli Stati Uniti, con quattro milioni di abitanti, e che vanta il sesto aeroporto per traffico ed è sede di imprese come la Motorola, la Intel e la Boeing elicotteri.
È la notizia di un successo della ricerca italiana che filtra in margine al convegno internazionale sui problemi dell’inquinamento dell’aria, che si è svolto ieri nella Sala del Carroccio in Campidoglio a cui sono intervenuti fra gli altri gli scienziati Vittorio Canuto della Nasa e Columbia University, Sergej Zilitinkevich dell’Università di Helsinki, Igor Esau del Bjorknes Center for Climate Research (Norvegia), Domenico Anfossi del Cnr Isac di Torino, Harindra J. Fernando dell’Arizona University.
È l’occasione per riflettere sui fenomeni climatici, che da eccezione stanno diventando la regola e per capire se c’è una relazione fra le misure prese dagli amministratori, ad esempio la limitazione del traffico, e le indicazione scientifiche. «Anni fa a Torino - ricorda il professor Anfossi - nei giorni di targhe alterne si verificò un maggior inquinamento di polveri sostese. A Milano anche se si bloccasse il traffico e si spegnessero d’inverno tutti i riscaldamenti la presenza d’inquinanti si abbasserebbe solo del 24 per cento».
«Atmosfera» è una stazione automatica intelligente basata sulle reti neurali, modelli che simulano l’apprendimento del cervello umano, capaci di conoscere i propri errori e di riprogrammarsi. È come un bambino da stimolare con una strategia di addestramento in funzione della città. Cuore di «Atmosfera» è il Sodar, un tele-sensore che rileva, tramite onde acustiche gli andamenti del vento e delle temperature a quote significative per l’inquinamento urbano.
Ogni stazione è in grado d’individuare i singoli inquinanti e di prevedere tre giorni prime le concentrazioni di ossido di carbonio, biossido di zolfo, ozono, ossidi di azoto, benzene e del micidiale particolato di poveri sospese. In modo da intervenire prima e non dopo, con azioni mirate, valutando l’efficacia delle misure adottate.
Sperimentato una decina d’anni fa nei cieli di Roma, è stato adottato dalle città di Milano e Napoli. E Roma? «È una delle opportunità, valuteremo i dati e poi decideremo» risponde l’assessore all’Ambiente capitolino Dario Esposito.
«La nostra città - racconta Maria Cristina Mammarella, una delle scienziate più brillanti nel campo - è diventata un laboratorio a cielo aperto. Per capire il movimento delle masse d’aria, abbiamo iniziato una campagna di micrometeorologia su Roma lanciando dei palloni e mettendo un Sodar sulla torre Calandrelli al Collegio Romano». «Perché è importantissimo monitorare l'aria, ma bisogna guardare in alto - continua -.

Dalle esperienze di Roma, Milano e Napoli si deduce che il movimento delle masse d'aria varia da città e città e dipende da molti fattori, dal territorio alla posizione e altro ancora. Ogni città respira in modo diverso, continua e bisogna sapere come, perché la partita inquinamento si gioca monitorando anche il cielo».

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