Sigilli alla moschea della discordia

Via i sacchi di cemento, le scale e tutte le pialle. Gli operai, che fino a ieri hanno lavorato alla costruzione della moschea in via San Vito, 12 all’Esquilino, dovranno riporre tutto. Quel luogo di culto, almeno per ora, non ci sarà. Per il centro di preghiera islamico che doveva essere inaugurato il 7 settembre, e per il quale già si erano scatenate le polemiche, manca infatti l’autorizzazione.
Ad annunciarlo è l’assessore alla Sicurezza del Comune, Jean-Leonard Touadi, che ieri pomeriggio ha sentito il comandante della polizia municipale del primo gruppo di Roma, Carlo Buttarelli. «Il comandante mi ha spiegato che a mancare è la concessione di utilizzo dello spazio pubblico - riferisce Touadi - e che il cantiere verrà sequestrato». È lo stesso comandante a confermare il blocco dei lavori: «Abbiamo ravvisato nelle opere edilizie in via di compimento una ristrutturazione edilizia abusiva e quindi abbiamo sottoposto a sequestro tutto il cantiere». Se il parroco della vicina chiesa di San Vito, che ieri non ha voluto commentare l’apertura della moschea, alla notizia del blocco dei lavori probabilmente tirerà un sospiro di sollievo, An canta vittoria. Ieri infatti Federico Mollicone e Stefano Tozzi, consiglieri di An in Municipio I, hanno presentato un esposto al comandante dei vigili urbani del I gruppo, denunciando proprio la mancanza delle autorizzazioni necessarie per aprire il luogo di culto. In particolare, spiega Federico Mollicone, «ci siamo accorti che la moschea è abusiva, perché in base alle norme del vecchio Prg, ancora in vigore, non si possono fare cambi di destinazione d'uso, se non in casi particolari. E per la nuova moschea il cambio sarebbe stato necessario, visto che prima, in quel luogo, c'era un negozio di bigiotteria». Ma la contrarietà dell’opposizione alla costruzione della moschea ieri si è manifestata anche in altro modo. Francesco Storace, leader di La Destra si chiedeva quanti fondamentalisti avrebbe potuto ospitare il nuovo luogo di culto, mentre Fabio Sabbatani Schiuma, consigliere capitolino di La Destra, appoggiato dal comitato «Difesa Esquilino-Monti Roma caput mundi», aveva già organizzato per domani pomeriggio due sit-in a difesa della cristianità, in via di San Vito 12 all'Esquilino e davanti all'Ambasciata egiziana in via Salaria. Ora, alla luce dei nuovi fatti, l’opposizione non nasconde la sua soddisfazione per il blocco del cantiere.
E se il consigliere delegato dal sindaco alle Politiche della multietnicità Franca Eckert Cohen, pur precisando di non trovarsi a Roma e di non conoscere i dettagli della faccenda, ricorda comunque che un’altra mosche a Roma è necessaria perché «una grande moschea come quella di Monte Antenne non può accogliere da sola chi, come i musulmani, prega cinque volte al giorno», Giuseppe Lobefaro, presidente del I municipio, si limita a dire che «le regole devono essere rispettate e questo vale per tutti, senza pregiudizi». «Non sono contrario alla costruzione di una moschea all’Esquilino, dove convivono pacificamente diverse realtà, diverse comunità - aggiunge Lobefaro -. È un bene che ci sia un inserimento profondo di tutti. Sotto tutti i punti di vista, anche quello del credo religioso. Ma se c’è una legge questa deve essere applicata».


Intanto, il tabaccaio di via Leopardi, citato ieri da questo giornale, specifica di «non aver mai avuto problemi con le comunità straniere presenti all’Esquilino, durante lo svolgimento della mia attività, nemmeno riguardo alle questioni religiose, che sono estremamente delicate».

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