Sogni e godurie irripetibili. Perché ogni milanista gli deve la felicità

La vita di ogni tifoso è un'infinita espressione matematica che aggiunge, sottrae e moltiplica gioie e delusioni, da quando il nostro cuore si tinge di certi colori, fino all'ultima partita che vedremo

Sogni e godurie irripetibili. Perché ogni milanista gli deve la felicità
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La vita di ogni tifoso è un'infinita espressione matematica che aggiunge, sottrae e moltiplica gioie e delusioni, da quando il nostro cuore si tinge di certi colori, fino all'ultima partita che vedremo prima di andare a controllare se anche nell'aldilà ci sono le curve e i caffè Borghetti. Tendenzialmente, il bilancio è quasi sempre negativo: è questione di statistica, alla fine del campionato vince uno e gli altri perdono. A meno che non si stia parlando di milanisti. A cui un Cavaliere sceso da un elicottero bianco ha regalato trent'anni di eccezionalità e un'invidiabile consapevolezza: hanno goduto più di quanto hanno sofferto.

Il Milan non è mai stato il Real Madrid del potere, né la Juventus della grande industria, né l'Inter dei ricchi petrolieri. Il Milan prima di Silvio Berlusconi era una grande favola popolare che aveva conosciuto l'eroismo dell'era Rocco e Rivera, la gioia casciavitt della Stella e la disperazione di due retrocessioni, «una pagando e una gratis», per dirla alla Peppino Prisco. Con Silvio Berlusconi è diventato la squadra più titolata al mondo, una corazzata economica in grado di acquistare i campioni più incredibili, di far brillare gli occhi per il «giuoco» e battere gli avversari di sempre. Semplicemente, Berlusconi ha fornito ai tifosi rossoneri sogni realizzati a ritmo di catena di montaggio.

Non è questo il luogo di elencarli, quei sogni che si portano tatuati sull'anima sottoforma di partite epiche e campioni, dal 4-0 alla Steaua alla Champions League vinta battendo Inter e Juve, passando da Van Basten e Baresi, Gullit e Maldini, Shevchenko e Kakà, Ronaldinho e Ibra. Questo è solo il luogo per dire grazie. Grazie per quella collezione di momenti di non trascurabile felicità. L'unica cosa che in fondo conti.

Il tifoso è un animale spietato, pronto a sbranare chi lo ha coccolato. È un animale feroce, che più divora campioni, allenatori e trofei e più ha fame. Ma il tifoso è anche un animale sensibile e giusto. E oggi tutti i milanisti, davanti alle fotografie di Silvio Berlusconi circondato da coppe che scorrono sui siti e sui tg, sentono la stessa cosa. Sparite le luci di Marsiglia, dissolti i fantasmi mesti dei Dugarry e degli Javi Moreno, dimenticata la paura per Yonghong Li, oggi i milanisti sgranano solo il rosario delle loro beatitudini.

E ricordano distintamente quanto bello è stato ogni singolo istante, ogni brivido di vittoria. Sono tanti, sono preziosi e sono il più bel regalo che un presidente possa fare ai suoi tifosi. Perché i ricordi durano per sempre e la gratitudine - se hai il cuore rossonero - anche.

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