nostro inviato a Torino
Dopo aver bagnato la pista dellOval con tante lacrime di rabbia per avere fallito sia i 500 sia i mille metri del pattinaggio velocità, Chiara Simionato ieri nei 1500 ha ritrovato il suo essere atleta di razza chiudendo quinta a 186 dal bronzo: «Tagliato il traguardo ero prima, ma mi sarei stupita io per prima se fossi rimasta nelle prime tre perché il tempo era buono ma non eccelso, troppo lenta nellultimo giro. È che fino a tre ore prima di gareggiare credevo di non farcela proprio, non avevo fiducia in me stessa dopo due brutte gare. Questo quinto posto mi ha salvato la vita, senza non so come sarei riuscita a rimettermi sui pattini, anche se a trentanni non credo di avere davanti a me un futuro come invece un Fabris che ancora non ne ha 25. A lui invidio prima di tutto la giovane età e poi lavere avuto nel tempo qualche problema di risultati, una volta era ad esempio terzo e poi è finito sesto, storte che gli hanno fatto capire molte cose. Io invece ho avuto una vita sportiva facile in questi ultimi anni e quando qui ho accusato un problema di convinzione, mi è crollato il mondo addosso perché non ero abituata allo stress. Ero arrivata a Torino credendo in una medaglia o nei 500 o nei mille, la coppa del mondo parla da sola, e ho pagato caro la scarsa serenità e la fiducia che mi è venuta meno. In Enrico le sconfitte hanno rinforzato il carattere, in me lo hanno dissolto.
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