Il sindaco di Furore proibisce i nani da giardino «contrastano con l'ambiente»

Dopo i soliti buontemponi che hanno creato movimenti di liberazione che «rapiscono» le statue e le «liberano» nei boschi, interviene il primo cittadino del comune salernitano. Un'apposita ordinanza comunale fa divieto ai furoresi di addobbare i propri parchetti con Brontolo & co, perché estranei al territorio

Dopo il lancio del nano, in carne e ossa, ora parte la caccia al nano, questa volta, per fortuna di gesso o terracotta. Se in Australia infatti è in voga il discutibile sport di scagliare persone di piccola statura, record attuale 9 metri e 15 centimetri, a Furore il sindaco ha bandito Brontolo e soci dai giardini del piccolo centro salernitano per incompatibilità ambientale.
C'è chi li detesta trovandoli kitsch, chi li colleziona, e chi sostiene abbiano un'anima, dando vita a un realtivo «Movimento di liberazione» e li ruba per liberarli dagli spazi ristretti in cui l'uomo vuole imprigionarli: la realtà è che nessuno resta indifferente ai nani da giardino, e per questo la loro vita è tutt'altro che tranquilla. Con alterne fortune sono presenti nelle aiuole di tutto il mondo dalla fine dell'ottocento, nella misura di oltre 25 milioni di esemplari, secondo stime non ufficiali.
Ma c'è anche che li lancia, come in Australia dove è appunto nato il «dwarf tossing», di dubbia conformità, è aperto un contenzioso ufficiale, con «Dichiarazione Internazionale dei Diritti dell'Uomo». Tanto che in alcuni Stati americani, come l'Illinois e il Michigan, è stata addirittura proibita dalla legge. Le regole australiane impongono tuta, casco e protezioni per gomiti e ginocchia, per il nano che viene poi afferrato per due maniglie poste sulla schiena e lanciato il più lontano possibile. Esistono diverse specialità, come il lancio attraverso la vetrata o quello nel cerchio di fuoco (in questo caso è obbligatorio avere con sé un estintore). Il record vigente appartiene a Jimmy Leonard che ha lanciato Lenny the Giant, il Gigante, oltre 9 metri. Perché la misura sia omologata occorre che il nano sia consenziente o quantomeno che non emetta un suono durante il volo e al momento dell'impatto.
E infine quelli che hanno deciso di dichiarare loro guerra. Come il sindaco di Furore, in provincia di Salerno, celebre per il suo fiordo, scavalcato da un ponte sospeso alto 30 metri dal quale ogni estate, si svolge una tappa del Campionato Mondiale di Tuffi dalle Grandi Altezze. L'accogliente e minuscolo borgo marinaro fu abitato tra gli altri, da Roberto Rossellini, che vi girò il film «L'Amore», e dalla sua allora compagna Anna Magnani. Raffele Ferraioli infatti ha deciso che i nanetti causano l'alterazione dell'ambiente naturale» e pertanto vanno banditi dai giardini dei buoni furoresi.
Pensare che, invece, c'è chi gli gnomi li vuole salvare dalla mano dell'uomo e li ruba dai giardini per poi liberarli nel loro ambiente naturale, i boschi. Il «Fronte di liberazione dei nani» evidentemente composto da originali buontemponi nasce in Francia ma ha adepti in molti altri Paesi. E molti emuli dal «Movimento autonomo per la liberazione delle anime da giardino» all'«Associazione internazionale per la difesa dei nanetti da giardino». Il blitz più clamoroso risale al 1999 quando il «Fronte» rapì oltre 143 nani fatti poi ritrovare in piazza a Sarrebourg. Nel 2002 si sussegue una spettacolare serie di azioni di «liberazione» per una «massiccia campagna di lotta contro gli schiavisti». Fino al 2005 quando oltre cento statuette rubate vengono ritrovate nel parco pubblico di Bron, periferia di Lione, «restituite alla libertà». Poi, ancora, azioni sparse in Belgio, Italia, fino in Australia, dove nel 2003 oltre 60 nanetti vengono prelevati dalle case e sistemati su un promontorio con vista mare. Ma l'episodio più incredibile avvenne nel 2000 a Firenze quando, in piena rassegna Pitti moda, una ditta veneta si disse pronta a pagare un riscatto per riavere i suoi 26 «preziosi e rari nanetti, rapiti dai loro padiglioni.
Per la storia, le statuette in terracotta, alte non più di 70 centimetri, con barba bianca, berretto a punta rosso, grembiule e scarponi consumati, nascono nel cuore verde della Germania, a Grafenroda, un villaggio della Turingia, intorno al 1870. Per essere poi importanti in Inghilterra nel 1874 da Sir Charles Isham. Ad inventarli è la ditta Griebel, che ancora esiste ed ha realizzato anche un museo a loro dedicato. E sulla loro produzione si è combattuta anche una «guerra» per il marchio, visto che per essere doc le statuette, secondo i produttori tedeschi, devono rispettare certi criteri: primo tra tutti non essere in plastica, ma in gesso o terracotta, e dipinte a mano. Le più moderne, ma anche le meno pregiate, hanno le fattezze dei sette nani di Biancaneve.
Nel '94 Germania e Polonia, non contente di quanto successo 55 anni prima, proprio sui nani arrivano ai ferri corti. I tedeschi, infatti, considerano gli gnomi da giardino un patrimonio culturale nazionale e giudicano quelli polacchi volgari contraffazioni. Per questo, per mesi i doganieri alla frontiera sequestrano le statuine polacche troppo simili a Brontolo, Cucciolo e Dotto, per un totale di 30mila tonnellate. Quello stesso anno la Germania ne produceva infatti 2 milioni di esemplari per un valore di circa 400 milioni di marchi. E quattro anni dopo Fritz Friendman, che si definisce professore di «nanologia», fondò l«Associazione internazionale per la difesa dei nani da giardino», visti i rischi di falsificazione e abusi.
È del '98 il primo congresso internazionale sul tema, e non può che svolgersi a Parigi, patria d'adozione dei nanetti. Vi partecipano esperti internazionali che dibattono sul «nano da giardino come rivelatore sociale».

E, sul tema, non mancano le trasposizioni cinematografiche: la più recente è «Il favoloso mondo di Amelie» in cui il padre della protagonista inizia a ricevere polaroid da tutto il mondo che raffigurano il suo nano da giardino, scomparso misteriosamente.

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