Dietro ogni reato c'è uningiustizia sociale che, in un modo o in un altro, lo giustifica. Dietro il reo c'è sempre un poveraccio: queste sono menzogne. Ma, purtroppo, questa brodaglia è ciò che ci tocca digerire ogni volta che succede qualcosa e che c'è di mezzo qualche esponente delle forze dell'ordine. La sinistra, per fortuna non tutta, è sempre pronta a giustificare il reo, un po' meno ad occuparsi delle vittime e dei diritti di coloro che operano per il mantenimento dell'ordine pubblico.
Così, con una regolarità che neanche un orologio svizzero, è successo in molte dichiarazioni sui fatti della cosiddetta Chinatown accaduti giovedì a Milano.
Partiamo dal Manifesto: i fatti sarebbero accaduti dopo mesi di vessazioni. Naturalmente si tratta delle vessazioni dei poveri vigili urbani di Milano che tentano, per quanto possono, di far rispettare le regole minime di legalità in questa benedetta via Sarpi. Secondo l'articolista del Manifesto questi signori, soprattutto i più giovani, pagano le tasse, sono regolari e vogliono lavorare e «solo a Letizia Moratti poteva venire in mente di bastonarli come se niente fosse e per di più a casa loro». Ora, casa loro sarebbe, ci scuserà il quotidiano comunista per la piccineria borghese che stiamo per dire, e sempre che non gli dispiaccia, sarebbe anche casa nostra. O no? E poi: chi ha bastonato chi? E perché? Se alla fine ci sono stati quattordici agenti feriti perché volevano far rispettare una regola chi è che ha sbagliato: gli agenti o chi violava la legge? No, perché, qui, con tutte queste fumisterie più o meno sociologiche si perde di vista un fatto fondamentale e cioè che quando c'è un reato ci si deve occupare prima del reo e vedere che questo reato non sia ripetuto.
Si dice che ci siano stati mesi di vessazioni, lo ha affermato anche Limin Zhang, console generale della Repubblica Cinese, e si interroga su chi ha sbagliato. I dati che riguardano le violazioni amministrative sono i seguenti: etichette non in italiano, vendita di marchi contraffatti, prezzi non indicati sui prodotti, carico e scarico merci in ore non autorizzate, eccetera, eccetera. I dati dei primi dieci mesi del 2006: trecentonovantuno violazioni accertate, sedici negozi o locali chiusi o sospesi. Può bastare?
Il giovane segretario cittadino dei Ds Pierfrancesco Majorino, ha affermato che questi fatti sarebbero una conseguenza del fallimento della politica della repressione voluta dal centrodestra. La politica della repressione, più che dal centrodestra, nei confronti di chi non sta alle regole del gioco caratterizza la storia del pensiero politico dalle prime Costituzioni greche ad oggi. Majorino attribuisce troppa arguzia e creatività al centrodestra: questa politica è stata inventata e teorizzata molto prima della Moratti, di Albertini e di Berlusconi che sono nati solo nel secolo scorso.
Secondo noi la scala delle priorità è la seguente: quando c'è un reato esso deve essere perseguito perché non avvenga più, si può partire con qualsiasi tipo di ragionamento su tutti i tipi di disagio (sociali, razziali, di genere) solo un attimo dopo che si sia stabilito che il rispetto della legalità non si discute. Se si parte discutendo quello non si arriva da nessuna parte. Questo vale per gli italiani e per i cinesi che stanno in Italia.
Paolo Del Debbio
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