RomaIn Abruzzo come in Campania, cè sempre di mezzo il Pd. Ma son storie ben diverse, secondo il primo cittadino di Venezia, Massimo Cacciari.
Sindaco, a Pescara spiccano un mandato darresto per corruzione nei confronti di DAlfonso, che si dimette. Una settimana dopo il gip lo scarcera. Qualche problema cè...
«Cè un problema colossale, e sarebbe ora di mettere ordine nelluso indiscriminato delle intercettazioni e di invitare la magistratura a procedere con maggior prudenza e accortezza. Non si può mettere in galera la gente, far dimettere un sindaco e imbastire procedimenti se non si è strasicuri che la costruzione accusatoria non vada a ramengo in una settimana».
Cè chi invece non ci pensa neppure a dimettersi, come Rosa Iervolino a Napoli.
«La Iervolino non è stata personalmente sfiorata da nessuninchiesta. A Napoli e in Campania la crisi è tutta politica e prescinde dalle inchieste giudiziarie. Da ben prima che si muovessero i pm cera una situazione di grave ingovernabilità, sia al Comune che in Regione, che ora si è aggravata per le vicende giudiziarie. E i responsabili politici avrebbero dovuto andarsene da tempo. La situazione è ben diversa da quella di Pescara, dove il sindaco ha governato bene e ha dimostrato, anche in questi frangenti, di godere di grande popolarità».
Serve una riforma del sistema giudiziario?
«La chiara distinzione dei poteri non va messa in discussione, perché è il principio che ci distingue dalle dittature. Non sono convinto che la separazione delle carriere cambierebbe granché, anzi forse un pm che fa il pm a vita diventerebbe anche meno attento di quanto sia ora. È difficile capire come intervenire, ed evitare le pulsioni a ridurre lautonomia del magistrato. Ma che ci sia un problema di autocontrollo e di responsabilità della magistratura è chiaro. Non solo quella ordinaria ma anche quelle contabili, amministrative, eccetera: con il loro operato influenzano inevitabilmente lazione politica, ma non sempre hanno presente il punto di vista del bene comune. Dire che nel condurre uninchiesta su unamministrazione comunale il magistrato dovrebbe porsi anche il problema dei danni che possono crearsi per i cittadini è ledere lindipendenza del pm? A chi risponde il magistrato? Solo alla lettera della legge o anche al criterio di bene comune? In realtà, più che di nuove leggi cè bisogno di una nuova cultura politica e giuridica».
E il Pd è in grado di produrla?
«Non mi pare. Il Pd ha alle spalle una storia non metabolizzata che affonda le sue radici ancor prima di Tangentopoli, negli anni di piombo. Da allora, la sinistra ha fatto una scelta di adesione totale e acritica alle scelte della magistratura. Quello che malamente viene definito giustizialismo è nato là, con lemergenza terrorismo. Da quel momento in poi, il Pci non è mai riuscito ad essere autonomo neppure dalle posizioni più corporative, sia pur legittimamente, della magistratura. Tangentopoli, visto che giustamente o ingiustamente la sinistra era stata risparmiata, poteva essere loccasione per liberarsi di questa sudditanza. Invece prevalse il meccanismo del vinciamo noi, esasperato poi dallantiberlusconismo. La Bicamerale di DAlema riaccese la speranza che fosse possibile arrivare ad una riforma condivisa e autonoma della giustizia, ma il tavolo fu fatto saltare».
Di chi fu la colpa?
«Di un bizzarro combinato disposto tra settori della magistratura che volevano bloccare ogni riforma e Berlusconi, che aveva perso interesse perché si vedeva già la vittoria in mano. La speranza svanì e stiamo andando avanti così».
Napoli, Pescara. E la Sardegna è un caso ancora diverso?
«In realtà sono tutti segnali di una crisi politica che investe il centrosinistra. Il caso Soru dimostra anche che la leadership carismatica nel Pd non ha fortuna. Mentre il popolo del Pdl anela ad una guida, a un uomo delle decisioni, il nostro non tollera il capo. Chi imita Berlusconi finisce come Soru, o come Illy prima di lui. Oggi in politica limmagine del capo è essenziale: pensi a Blair, a Zapatero, a Obama. Da noi sono casi non riproducibili.
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