La sinistra occupa pure il salotto di Cucuzza

da Roma

Spuntano là dove non te lo aspetti. Fanno capolino nelle trasmissioni dove non è certo il Palazzo a farla da padrone, come dei novelli Gabriele Paolini, il principe degli «incursori televisivi». E piazzano la loro bella comparsata sul piccolo schermo, occupando spazi televisivi apparentemente impropri.
L’abitudine è antica ma, evidentemente, tutt’altro che tramontata. Anzi, come dimostrano i tabulati del mese di settembre dell’Osservatorio di Pavia, sembra essersi addirittura rafforzata. Con una postilla: sono i politici dell’Unione i veri maestri nella specialità dell’«ospitata anomala», ovvero fuori dai Tg e dalle trasmissioni di informazione di rete (ovvero le varie «Porta a porta», «Ballarò», «Anno Zero» e così via).
A testimoniare questo fenomeno è il giudice più imparziale: i numeri. La fotografia percentuale del monitoraggio mensile dell’Osservatorio è impietosa e testimonia come la Rai sia incline a invitare esponenti quasi esclusivamente di una sola parte. Basta leggere il dato relativo alla «Presenza dei partiti e delle istituzioni nelle rubriche a cura delle testate giornalistiche» per rendersene conto. In questa categoria rientrano trasmissioni come: «Tg1 Economia»; «Speciale Tg1»; «TV7»; «Uno mattina-Rassegna stampa»; «Tg2 Dossier Le Storie»; «Agri3»; «Primo Piano»; «Ambiente Italia», «Italia Agricoltura»; «Speciale Prix Italia». Una sequenza di rubriche che offrono al governo una vetrina pari al 36,8% delle presenze e all’Unione il 37,3% per un complessivo 74,1% di occupazione a senso unico. Alla Casa delle libertà, resta, invece, un modesto 22,5%.
Non va molto meglio nelle trasmissioni di genere «Altro», un insieme ampio sotto cui rientrano programmi come «Cominciamo bene Estate»; «Uno mattina»; «W l’Italia»; «Sabato, domenica e... »; «Che tempo che fa»; «La vita in diretta»; «Blu Notte»; «Okkupati»; tutto il palinsesto notturno; le trasmissioni di Rai Educational come «La storia siamo noi»; «Off Hollywood» e «Tv Talk» e perfino le trasmissioni di approfondimento su temi religiosi, sociali e ambientali come «Linea blu»; «Sorgente di vita» e «Linea verde». Ebbene in questa massa eterogenea di salotti e format con telecamere itineranti i politici dell’Unione strappano il 36,1% delle presenze in video e gli esponenti del governo il 26,3% per un complessivo 62,4%. A questo dato, seppure un po’ impropriamente, si può anche aggiungere il 9,3% dei soggetti istituzionali (visto che tanto il presidente della Repubblica, quanto i presidenti delle Camere provengono dal centrosinistra) e si arriva al 71,7% delle presenze mentre alla Cdl rimane il 22,2% degli spazi.
Il distacco tra le due parti politiche è, dunque, abissale. E dire che esiste un atto di indirizzo della Commissione di vigilanza Rai, emanato l’11 marzo 2003, che sancisce come nelle trasmissioni di intrattenimento la presenza dei politici vada «normalmente evitata» e - ove giustificata da particolari motivi di responsabilità e competenza dei politici invitati - debba svolgersi in apposite «finestre informative» nelle quali devono essere assicurati la pluralità dei punti di vista e il contraddittorio. Addirittura nel luglio 2004 l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni chiese alla Rai «di valutare le condizioni contrattuali per l’attivazione degli eventuali provvedimenti disciplinari previsti dai contratti di lavoro nei confronti dei dirigenti responsabili delle trasmissioni».

In quel caso nel mirino erano finiti «Quelli che il calcio» per la presenza di Pietro Lunardi; «La vita in diretta» per la presenza di Giulio Tremonti e «Uno mattina» dove erano stati ospiti una serie di ministri tra cui Carlo Giovanardi, Maurizio Gasparri, Stefania Prestigiacomo e Girolamo Sirchia. Visto lo strapotere di parlamentari e ministri dell’Unione nelle trasmissioni di infotainment, ci si chiede se ora l’Authority deciderà di muoversi in maniera analoga.

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