Siria, la polizia spara pure ai funerali: 9 morti E due deputati si dimettono dopo la repressione

Il bilancio del tragico venerdì siriano continua a salire. Nel giorno dei funerali, proseguono gli scontri: nove persone sono state uccise durante le esequie. Sono almeno 103 le persone uccise ieri dalle forze di sicurezza durante la repressione delle manifestazioni contro il regime

Siria, la polizia spara pure ai funerali: 9 morti 
E due deputati si dimettono dopo la repressione

Beirut - Il bilancio del tragico venerdì siriano continua a salire ma anche oggi, nel giorno dei funerali e del lutto, proseguono gli scontri e già nove persone sono state uccise durante le esequie. Sono invece almeno 103 le persone uccise ieri in tutta la Siria dalle forze di sicurezza durante la repressione delle manifestazioni contro il regime di Bashar al Assad secondo una nuova stima della televisione satellitare araba al Jazeera e Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha condannato il "ricorso rivoltante alla violenza" del regime di Bashar al Assad.

Due deputati lasciano Per la prima volta dall’inizio delle proteste un deputato siriano, Nasser al Hariri, ha annunciato le sue dimissioni dal Parlamento. Un altro, Khalil Rifai, ha annunciato in diretta tv, all'emittente panaraba al Jazira lo stesso gesto in segno di protesta per la dura repressione delle proteste. Rifai è stato eletto nel distretto di Daraa, epicentro meridionale delle proteste e simbolo della rivolta.

Ancora morti in Siria Oggi le forze di sicurezza siriane hanno ucciso otto persone a colpi di arma da fuoco mentre venivano celebrati i funerali di alcune delle vittime degli incidenti di ieri, quando le proteste contro il regime di Bashar al Assad sono state represse nel sangue. Cinque persone sono state uccise a Daraa, nel sud del Paese, tre a Duma, nei pressi di Damasco. Quanto al tragico bilancio di ieri al Jazeera ha fornito un resoconto delle vittime - almeno 103 - suddiviso per collocazione geografica, pur chiarendo di non poter verificare in modo indipendente questi dati dal momento che l’accesso a ospedali e responsabili è fortemente limitato in Siria dal governo di Damasco. Si è trattato di una delle più imponenti mobilitazioni dall’inizio - il 15 marzo - dell’ondata di cotnestazioni contro il regime del presidente Bashar al Assad, arrivato al potere nel 2000 dopo la morte di suo padre Hafez al Assad.

La condanna della Casa Bianca Durissima la condanna della Casa Bianca. "Gli Stati Uniti condannano nei termini più forti il ricorso alla forza contro i dimostranti da parte del governo siriano. Questo ricorso rivoltante alla violenza per lottare contro le manifestazioni deve cessare immediatamente", ha dichiarato Obama in un comunicato. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon da parte sua ha condannato "la violenza ricorrente" del governo siriano "contro i dimostranti pacifici in Siria" e ha lanciato un appello perché questa violenza cessi immediatamente. Londra ha giudicato "inaccettabile" la morte dei dimostranti, mentre la Francia ha sollecitato le autorità siriane a "rinunciare all’uso della violenza contro i loro cittadini" e ad attuare le riforme.

La Farnesina dal canto suo segue "con estrema preoccupazione" gli sviluppi in Siria e "condanna fermamente la repressione violenta contro i manifestanti". Lo sottolinea il portavoce del ministero, Maurizio Massari. "Il diritto di manifestare pacificamente deve essere rispettato", dichiara il portavoce in una nota.

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