Gli slogan Cobas sono il retaggio del Sessantotto

Egregio Direttore, ho letto anch’io l’appello pacifista dei Cobas Liguria che ha provocato la giustificata e appassionata reazione di un lettore.
Ritengo però che sia necessario cercare di capire in quale critica situazione essi, i Cobas, si trovino. I loro padri e probabilmente qualche anziano ancora sulla breccia, costituivano la manovalanza di quegli intellettuali che nel ’68 volevano «la fantasia al potere»; poi, gli intellettuali, la fantasia l’hanno proficuamente utilizzata per scavarsi una comoda nicchia nell’odiata società borghese: direzione di importanti giornali, cariche politiche, lucrose sistemazioni in televisione, negli enti statali e nel parastato (qualcuno è in galera per omicidio, ma trattato con il rispetto e le comodità dovuti ad un sessantottino).
La manovalanza, invece, è rimasta manovalanza, priva, per di più, della fantasia...!
Logico che siano costretti ad utilizzare vecchi slogan, propri degli antichi «comitati per la pace» che si dice fossero finanziati anche da un Ong sovietica detta Kgb...! Hanno soltanto dovuto aggiornare i nomi: Irak anziché Vietnam e «diavolo Busch» anziché «generale peste» (Rigdway). Non avendo la personalità dei vecchi fusti comunisti (Pajetta non ebbe alcuna remora, visitando il Vietnam del Nord con una delegazione del Pci, a farsi fotografare con il caratteristico copricapo dei Vietcong...) sono costretti a porsi in una pilatesca, ipocrita posizione di equidistanza fra terrorismo e guerra, fra i morti di Falluja e quelli di Londra. Non hanno il coraggio morale di dire francamente da che parte stanno.
Incapaci di svincolarsi dal mito della corazzata Potemkin, sono costretti a rispolverare il vecchio motto «proletari di tutto il mondo, unitevi!», sicuri, nel loro candore, che i lavoratori non vedano l’ora di ripetere le gaudiose giornate di Pozna, di Budapest, di Praga...

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Confesso però che non mi dispiacerebbe vedere applicata anche in Italia qualcuna delle innovazioni apportate dal comunismo in Russia nel secolo scorso: sarebbe oltremodo gradevole vedere i Cobas, paternamente sollecitati magari da un Commissario Politico, affannarsi sul lavoro per imitare il Compagno Stakanov, Eroe dell’Unione Sovietica, senza poter invocare il diritto di sciopero, abolito dalla Costituzione del Popolo, difesa ovviamente dalla Polizia del Popolo.
Coraggio Compagni, riprovateci.
Cordialmente

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