Cara Mariachiara,
è difficile per me rispondere alla tua lettera poiché mancano alcuni riferimenti temporali che sono determinanti al fine di avere il quadro completo della tua situazione e poterti offrire il consiglio più utile. Dalla circostanza che riporti relativa al fatto che il reato di sottrazione dei tuoi soldi, finiti nel conto cointestato con il tuo assenso, sarebbe comunque prescritto desumo che gli eventi da te raccontati (che spieghi nel dettaglio nel file che hai allegato alla lettera e che non pubblichiamo) non siano recenti e che i tuoi figli siano cresciuti. Non so se siano maggiorenni o meno, ma in ogni caso il padre ha il dovere di provvedere a loro finché non saranno autonomi, in quanto separazione e divorzio, come ben saprai, non fanno decadere gli obblighi verso i figli e neppure quelli di sostentamento verso l'ex coniuge ove questi versi nelle condizioni da te descritte e abbia goduto, in costanza di matrimonio, di una sorta di mantenimento. Non sono un avvocato ma la legge dice più o meno questo. Dunque la legge dovrebbe tutelarti e alla giustizia puoi rivolgerti. Noi non mettiamo in dubbio la tua parola, sia chiaro, ma una parte fornisce una sua versione, magari parziale o viziata. Manca quella del tuo ex marito. E questo è bene puntualizzarlo.
Qui non si fa il processo a nessuno. Dici di avere perso il lavoro durante la pandemia. Leggo nel file che hai allegato che sei stata assessore, che hai insegnato inglese, che ti sei data da fare, lavorando e gestendo famiglia e figli per anni e anni. Sei una donna capace, preparata, abile al lavoro. Quindi ti suggerisco di rimetterti in gioco, uscendo da questo stato di vittimismo e di passività nel quale ti trovi e nel quale ti sei trascinata da sola. E so già che queste mie parole ti risulteranno aspre e indigeste come critiche e giudizi insopportabili, tuttavia è questa la mia unica maniera di poterti essere in qualche modo proficuo. Lavorare non ti risolleverebbe solamente dal punto di vista materiale ma anche e soprattutto da quello psicologico. Sei una donna stimata, che ha ottenuto un incarico politico per le sue competenze e i suoi meriti. Riparti da te stessa, riparti da ciò che sei, senza contare di riavere quello che ti fu tolto, sprecando tempo, energie, risorse in questa vana attesa, che sarebbe una aspettativa ancora delusa. Non è stato tuo marito ad annullarti, sei stata tu a scegliere di annullarti e di farti annullare. E finché cercherai un colpevole, un capro espiatorio, un qualcuno a cui addossare la responsabilità delle tue scelte esistenziali, così come dei tuoi errori, rimarrai in queste sabbie mobili.
È ora di rimettersi in piedi.
Scrivi che temi di non avere più alcuna possibilità di proseguire in questo cammino chiamato «Vita». Ma hai una vita e questa vita è un dono, un dono che ha un valore inestimabile, da non gettare via guardando al passato e recriminando su quello che è stato e che avrebbe potuto essere. Lascia andare. Lascia andare il passato. Lascia andare la rabbia. Lascia andare quello che è stato, tuo marito, il dolore che hai provato, i soldi portati via. Lascia andare tutto. Solamente leggera, libera da questi pesi, potrai ritrovare la persona più importante della tua esistenza: sei tu.
La tua storia sia un monito per tutte le donne: mai legarsi economicamente a un uomo, mai dipendere da nessuno se non da se stesse. Occorre costruire e conservare la propria autonomia finanziaria poiché da questa discende anche la libertà di andare via quando non si è più felici o di proseguire serene, quantunque da sole, quando si viene abbandonate. L'amore può finire, teniamolo a mente.
Nessuna unione la quale determini un annientamento della identità, inclusa quella economica, di uno dei due è sana.
Soltanto tu puoi ora cambiare la tua storia. La tua Vita.
In bocca al lupo.
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