
Un nuovo trend ha investito i social italiani, un'onda mediatica curiosa e che stavolta ha al centro Sarah Toscano, cantante nota per aver vinto l'ultima edizione di Amici e per aver partecipato al Festival di Sanremo. Parliamo, è ovvio, di una giovanissima (neppure vent'anni), che è spigliata, allegra e indubitabilmente bella; e su quest'ultimo punto la rete impiega gran parte delle proprie risorse, producendo meme su meme, sfornando valanghe di post in cui la ragazza è chiamata in causa per la sua avvenenza. Come è immaginabile, nella quasi totalità dei casi i creatori di tali contenuti sono uomini, o meglio fan adoranti disposti a fare qualsiasi cosa pur di ricevere un cenno della propria eroina: alcuni usano toni semiseri, altri espressamente sessualizzati, alcuni sono delicati mentre altri sono più espliciti, alcuni fanno semplicemente ridere e altri ancora sfociano nella volgarità becera. Nulla di più e nulla di meno, dunque, rispetto a quanto avviene di norma in contesti di questo tipo, ovvero in dinamiche di fissazioni nevrotiche che coinvolgono celebrità. Avere la lucidità di cogliere un simile meccanismo, psichico prima che sociologico, è alla base per comprendere questa vicenda; altrimenti si rischia di collocarla in una luce sbagliata, col relativo pericolo di strumentalizzarla tramite letture tossico-femministe, le quali del resto non hanno tardato a giungere, producendo un cortocircuito dopo l'altro. Il primo: donne che s'indignano furiosamente di fronte all'oggettificazione della cantante; il secondo: sempre le stesse donne che dicono che quegli uomini meriterebbero la morte e consigliano a Sarah Toscano di liberarsene, preferibilmente dandogli un tiro in fronte, possibilmente ammazzandone cinque o sei alla volta anziché solo uno; e infine il terzo: di nuovo le medesime donne in rivolta contro Sarah Toscano, colpevole di non usare il loro medesimo furore ed accanimento.
Urge a questo punto ricordare, prima di ulteriori considerazioni, che esistono anche processi contrari, esistono cioè donne che allo stesso modo feticizzano inspiegabilmente uomini, elevandoli al rango di vere e proprie divinità da adorare, e nelle maniere più deliranti possibili. L'ultimo e più eclatante caso è quello di Luigi Mangione, giovane statunitense accusato dell'omicidio di Brian Thompson, amministratore delegato di una delle aziende leader nelle assicurazioni sanitarie. In questa storia, tanto assurda per non dire schizofrenica, contestualmente alle accuse penali Mangione sta ancora affrontando
sconvolgenti tempeste ormonali, con protagoniste migliaia di donne che da mezzo mondo gli inviavano e continuano ad inviargli i propri disperati messaggi d'amore. Tutto ciò ha reso Luigi Mangione un sex symbol, capace di conquistare in breve pagine e pagine di articoli che tralasciano il crimine da lui commesso mentre parlano, cito letteralmente, di «quel raro mix di qualità che fa battere il cuore delle donne». Con la pignoleria, mi verrebbe quasi da dire con la meticolosità tipica dei filologi, viene quindi commentata la sua «mascella pronunciata», la «corporatura alta e atletica», il suo «naso definito» e le sue «labbra carnose».
Siamo o non siamo pure qui nel territorio dell'inaccettabile? Questa reazione non è anch'essa indecorosa e avvilente? Non è incontestabilmente maniacale e degradante? Come per Sarah Toscano, ci troviamo di
fronte a disfunzioni umane che sono primariamente, sommamente interiori, siamo davanti a fenomeni solo in minima parte legati al genere. Non vedere questo è sì fare un torto, un'offesa bell'e buona al dibattito sul genere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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