Da bambini si rideva della parola «zuzzurellone», l'ultima del dizionario: sembrava il nome di un pupazzo scemo, oppure, cambiando l'iniziale, dalla «z» alla «p», poteva essere un sinonimo di «petomane». Da adulti si ride sulla lessicografia e sulla sua bulimia di nuovi lemmi. Ogni 3 per 2, come al supermercato, spuntano innovativi prodotti generati dalla politica, dallo sport, dal cinema, dalla cronaca. Anche in questo campo, come in tutti gli altri, dal calcio al vino, dal fascino delle donne al formaggio, la rivalità tra Italia e Francia si fa sentire.
E naturalmente la grandeur porta i nostri cugini a voler avere l'ultima parola anche... sull'ultima parola. Giovedì scorso, a Parigi è stato infatti presentato in pompa magna il quarto e ultimo volume della nuova edizione (la nona, la precedente fu terminata nel 1935) del Dictionnaire de l'Académie française. In fondo al tomone, copia del quale è stata consegnata con deferenza a monsieur le President Emmanuel Macron, molto ma molto distante da un'altra nuova entrata, l'italisme «risotto» (alla buonora...) con l'accento sulla seconda «o», ça va sans dire, figura «Zzz», ovvero: «voce onomatopeica che imita il ronzio di un insetto o il rumore di chi russa». Ora, non per patriottismo, ma soltanto per mettere i puntini sulle zeta, corre l'obbligo di riportare dal sito
della Treccani: «nel 1994, il quarto volume della prima edizione del Vocabolario della lingua italiana della Treccani faceva perdere il primato della maglia
nera a zuzzurellone e soci, facendolo seguire da altre tre voci, zwingliano, zygion e l'onomatopeico zzz è difficile immaginare che possa essere lasciato indietro da qualche nuova voce. Almeno, terrestre». Comme il faut...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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