La voce roca, un'adattabilità senza pari, una bellezza particolare e ammaliante. Quarant'anni da protagonista tra dramma e commedia, tra grande e piccolo schermo, tra teatro e scrittura. Monica Vitti è stata e continua a rappresentare un simbolo, una diva senza tempo in grado di incarnare epoche e stili.
Il palmares è come lei, unico: cinque David di Donatello come migliore attrice protagonista, tre Nastri d'argento, dodici Globi d'oro, un Ciak d'oro alla carriera, un Leone d'oro alla carriera, un Orso d'argento alla Berlinale, una Concha de Plata a San Sebastián e così via. Un'interprete dalla bravura raggelante, ma anche una donna fuori da ogni schema, in grado di essere tutto e il contrario di tutto.
Una bellezza particolare, carisma e sensualità, ma anche grazia e ironia. Monica Vitti non ha mai preparato nulla a tavolino e anche questa è stata una delle ragioni del suo successo. Da un certo punto di vista, proprio con lei inizia una sorta di femminismo nel cinema. Un femminismo positivo, legato ai fatti concreti e non a improbabili hashtag, quasi sempre ispirati all'immarcescibile politicamente corretto: l'attrice capitolina ha messo da parte il femminismo dogmatico, preferendo una linea gentile, che si imponeva attraverso il talento.
Monica Vitti è stata l'attrice dell'incomunicabilità ma anche la regina della commedia. Amata da uomini e donne senza distinzioni, ha fatto piangere e ridere diverse generazioni.“Una donna semplicissima, non colta, comunque non intellettuale, che cerca in tutti i modi di legare con la realtà”, così si definiva. E la realtà è sempre stata centrale nel suo percorso artistico, tanto da vivere la recitazione come una necessità, un bisogno. Un'icona che continua a rappresentare un esempio enorme per chi si avvicina al mestiere: i suoi oltre 50 film rappresentano un pezzo di storia importante del cinema nostrano, ma anche una testimonianza che mantiene viva la sua presenza.
Il debutto e il cambiamento
Sia chiaro: anche Monica Vitti ha dovuto fare i conti con diversi ostacoli prima di conoscere il successo. L'esordio risale al 1954, una piccola parte nel film a episodi "Ridere! Ridere! Ridere!" di Edoardo Anton. Sono anni di cambiamento per il movimento, destinato a lasciarsi alle spalle il Neorealismo. Mutano abitudini e interessi, così come lo stile di vita e il ruolo della donna.
La meta è la commedia all'italiana, una delle stagioni più fortunate: pellicole divertenti, spensierate, satiriche, di costume e (anche) politiche. Quasi sempre relegate a ruoli secondari in precedenza, le donne diventano centrali. In particolare, la bellezza femminile. Monica Vitti, però, non ha mai fatto parte della categoria delle maggiorate. La sua bellezza era particolare, a tratti straniera. Nonostante ciò, il successo è arrivato. Il talento ha avuto la meglio su tutto, fino a diventare il "quinto colonnello" della commedia all’italiana assieme ad Alberto Sordi, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman.
Il successo con Antonioni
Gli anni Sessanta hanno consacrato Monica Vitti sia sul piccolo che sul grande schermo, confermando le sue eccellenti qualità interpretative. Sì, perché il decennio inizia con le magnifiche interpretazioni drammatiche nella "tetralogia dell'incomunicabilità" di Michelangelo Antonioni: "L'avventura", "La notte", "L'eclisse" e "Deserto rosso". Opere intellettuali, complicate, essenziali, fatte di silenzi più che di parole.
Un rapporto artistico e sentimentale, quello con Antonioni, che ha regalato una Vitti inedita, sorprendente, ammaliante. Un'interprete totale, a suo agio anche in un mondo drammatico e intimo. "Deserto rosso" rappresenta il capolinea del sodalizio artistico della coppia Antonioni-Vitti, insieme sullo stesso set solo diciotto anni dopo per il film tv "Il mistero di Oberwald".
La regina della commedia
Lontana dall'ideale di diva del tempo, Monica Vitti è riuscita a occupare una casella da sempre vuota nel cinema italiano: quella dell'attrice comica protagonista. La prima apparizione nel mondo della commedia "Il disco volante" di Tinto Brass - poi diventato il maestro del cinema erotico italiano - ma a valorizzare questo lato della Vitti ci ha pensato Mario Monicelli, che già aveva messo in rilievo il lato comico di Gassman.
Il 1968 è stato l'anno della svolta, complice "La ragazza con la pistola", film che racconta la storia di una donna del Sud che parte per l'Inghilterra decisa ad ammazzare l’uomo che l’ha disonorata. Un'opera perfetta nel pieno delle rivendicazioni femministe, un'opera che ribadisce ancora una volta il talento senza precedenti della Vitti.
Le tante donne di Monica Vitti
“È sicuro che io con la mia vita, quello che penso e quello che sono lo porto nei miei personaggi, non potrei farne a meno. Cioè, devo assolutamente portare quello che c’è di buono, di non risolto, di curiosità, di interesse, di desideri in tutto il mio lavoro”, questo il Monica Vitti-pensiero, riportato nel libro dedicatole da Chiara Ricci.
Questo aspetto è risultato fondamentale nel suo percorso: il suo volto è diventato universale, attraverso la sua faccia qualsiasi donna può riconoscersi e ritrovarsi. Nonostante le tendenze del tempo, l'attrice capitolina ha rifiutato qualsiasi etichetta snob e non si è snaturata, non ha alterato nulla della sua recitazione. E sono tanti i personaggi femminili incarnati con successo, con trasformazioni anche all'interno dello stesso film: basti pensare a "Noi donne siamo fatte così" di Dino Risi, dove la Vitti interpreta dodici donne diverse (la suonatrice di piatti, Zoe, Annunziata, Teresa, Alberta, Eliana, Katherine, Erika, Palmira, Agata, Laura, Fulvia). Una prova da manuale dell'attore, semplicemente.
Gli anni Ottanta
Non sono mancati i momenti delicati, nonostante il successo. Monica Vitti infatti si è anche sentita bistrattata, incompresa dal cinema, soprattutto con l'arrivo degli anni Ottanta. Le offerte non sono mai mancate, anzi: ma l'attrice ha percepito di non poter esprimere se stessa nel pieno della sua forza. Fortunatamente, l'amore per la settima arte ha spazzato via qualsivoglia amarezza e ci ha regalato la coppia Vitti-Sordi (lei è stata l'unica in grado di tenere testa ad "Albertone"), il duo Vitti-Dorelli, senza dimenticare le collaborazioni Steno (il bellissimo "Tango della gelosia" con un giovane Diego Abatantuono).
L'ultimo film
L'ultima interpretazione di Monica Vitti risale al 1992, nel film tv "Ma tu mi vuoi bene?", ma l'ultimo film per il grande schermo è del 1990. E lì ritroviamo tutto il suo cinema: "Scandalo segreto" infatti è il suo primo e ultimo film da regista. Una storia drammatica piuttosto semplice, ma raccontata con la passione di chi ha amato il cinema più di ogni altra cosa.
Poi solo l'esordio da scrittrice, prima con "Sette sottane" (1993) e
poi con "Il letto è una rosa" (1995), entrambi autobiografici. La sua ultima apparizione pubblica è del marzo 2002 alla prima di Notre Dame de Paris. Il lungo silenzio, fino al 2 febbraio 2022, giorno della sua scomparsa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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