Sos casa, quasi 6 milioni di persone in stato di indigenza assoluta

Vivono per strada o in abitazioni sovraffollate e senza acqua. Con impieghi intermittenti e salari bassi

Sos casa, quasi 6 milioni di persone in stato di indigenza assoluta
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Si finisce in strada per mille ragioni: un lavoro perso e un divorzio, uno sfratto, un debito di troppo, una dipendenza. E rialzarsi è sempre più complicato. Come se riconquistarsi quel diritto alla «seconda chance» fosse roba per pochi. I senzatetto in Italia sono 34.500, circa 7mila in più rispetto all'anno prima.

Ma quello che preoccupa ancora di più è la spirale della povertà che sta risucchiando chi finora se l'è cavata con debiti e qualche spesa pagata da Caritas o dalle associazioni di volontariato, chi si è arrangiato con contratti intermittenti. Uno su dieci vive in condizioni di povertà assoluta. Stiamo parlando di 5,7 milioni persone. Povertà assoluta significa che non c'è prospettiva: non ci sono percorsi di studio e quindi di un lavoro pagato dignitosamente che risollevi. La povertà colpisce 2,2 milioni di famiglie, l'8,4% dei nuclei che vivono in Italia. I poveri sono cresciuti nel 2023 rispetto al 2022, una crescita quasi ininterrotta dal 2014, soprattutto al Nord. E la ricerca di un riscatto diventa sempre più complicata: il 34% degli adulti che hanno fra i 25 e i 59 anni resta in condizioni svantaggiate se a 14 anni già viveva in una situazione economica difficile. La casa continua ad essere il motivo più forte del disagio: un milione e mezzo di famiglie vive in abitazioni sovraffollate, con poca illuminazione e senza servizi fondamentali come l'acqua in bagno. Un dato che fa impressione e suona come un fallimento sociale di tutti.

Il 5% fatica a pagare affitto o bollette. Le sentenze rimangono la principale causa di sfratto ed è un attimo trovarsi in un dormitorio pubblico o, peggio ancora, su un materasso gelido a fianco dei binari della stazione. Manca, come sottolinea Caritas, un piano nazionale di rilancio delle politiche abitative. Il dato è stato reso ancor più aspro dallo stop del reddito di cittadinanza: l'assegno, pur essendo stato utile a una parte di chi ne aveva fatto richiesta, ha messo gli altri in una condizione di totale lassismo. E questo nel tempo ha acuito il disagio, la povertà. L'assegno di inclusione e Supporto alla Formazione e al lavoro ha invece cambiato l'approccio in modo radicale: oggi è percepito da quasi 700mila famiglie ed è destinato solamente a nuclei familiari con persone non occupabili, come minori e disabili. Il Supporto alla Formazione Lavoro va invece a chi è ritenuto occupabile e richiede percorsi formativi per il reinserimento lavorativo. Una distinzione che ha dimezzato il numero delle famiglie aiutate rispetto al Reddito di Cittadinanza. Sono rimaste senza supporto 331mila nuclei, molti residenti al Nord. «Le povertà irrompono sulla scena sociale in maniera sempre più evidente, travolgendo certezze e aprendo a nuovi interrogativi.

Non si tratta solo di marginalità economica, ma di una complessa rete di fragilità che coinvolge le famiglie, imprigionandole in una spirale di solitudine, disagio abitativo, precarietà lavorativa e povertà educativa - spiega il direttore Caritas Italiana, don Marco Pagniello - Tra le mura domestiche il lavoro povero e intermittente dilaga, con salari bassi e contratti atipici che soffocano ogni speranza di una vita dignitosa».

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