"Sono una De André innamorata del teatro. Ai provini chiedevano: perché non canti?"

A Milano il 19 ottobre dirige "Take me aut". L'invito a Elio

"Sono una De André innamorata del teatro. Ai provini chiedevano: perché non canti?"
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Alice De André.

«Innanzitutto non canto».

Precisazione doverosa.

«In passato è capitato che ai provini mi chiedessero perché non canti? riferendosi alle mie origini».

Nonno Fabrizio, papà Cristiano.

«Sono orgogliosa del mio cognome e della mia storia».

Ma?

«Ma ho visto le difficoltà che ha incontrato mio papà, criticato e fermato da una mentalità che vede nel figlio di soltanto un impedimento. E dire che lui ha una conoscenza musicale che supera quella di mio nonno, come lui stesso confermava».

Alice De André ha 25 anni, è nata a Tempio Pausania cinque mesi dopo la morte del nonno e, come ha detto al Corriere, «quella al pancione di mamma fu l'unica sua carezza fisica per me, tuttavia è presentissimo». Ha tre fratelli e un'eredità complicata che potrebbe zavorrare chiunque. Però lei, che parla pacatamente con una chiarezza da attrice, ha l'entusiasmo di una ventenne e una rara voglia di comunicare. E c'è molto del Dna di famiglia nella libertà delle sue scelte artistiche. Il 19 debutterà nel bel Teatro Gerolamo di Milano lo spettacolo che ha scritto lei stessa: Take me aut - L'eroe che è in me. E già così basterebbe. Ma c'è di più.

Il cast è composto da ragazzi affetti dalla Sindrome di Asperger, che è una forma di autismo che genericamente si riassume nella «difficoltà di relazione». «In realtà hanno il fuoco dentro, sono puri e sono liberi. Ne soffre il figlio del compagno di mia mamma, che è come mio fratello. Ricordo la scenata al ristorante di una signora che si era sentita offesa dal suo atteggiamento. C'è molta ignoranza in materia ed è giusto parlarne».

Lo fa anche Elio delle Storie Tese con «Pizzaut», dove lavorano persone autistiche.

«E io lo invito a venire a vedere Take me aut al Gerolamo, sarebbe un piacere e un onore».

Che tipo di spettacolo è?

«È cucito su di loro, nessun altro potrebbe interpretarlo. È nato durante un laboratorio teatrale della Scuola Futuro Lavoro. Il prossimo anno ne farò un altro e poi ci scriverò un nuovo spettacolo. La parte di insegnamento mi ha sempre affascinato».

Ma perché parla dell'«eroe che è in me»?

«Durante le lezioni ho chiesto ai ragazzi che cosa fosse un eroe per loro. La risposta principale è stata: Quello con i superpoteri. Ma a renderli eroici è il fatto di essere umani. I superpoteri non c'entrano. Le paure di Spiderman sono le stesse di un coetaneo».

Lo porterà in tour?

«Mi piacerebbe».

Lei è anche stand up comedian e attrice televisiva.

«Mi piace seguire più strade. Il 23 torno sul palco dell'Alibi a Milano con lo spettacolo Alice e il fondo del barile. Poi magari farò qualcosa d'altro. Ma c'è una sola certezza».

Quale?

«Se canto, canto sotto la doccia e basta».

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