Sorpresa: «Bella Ciao» diventa «Ciao, Bella!»

Addio simboli: la kermesse ex comunista si rifà il look capovolgendo nei poster il titolo della canzone partigiana. Ma l’apparenza inganna

da Roma

Il manifesto salta all'occhio, anche perché da mercoledì Roma ne è tappezzata. Si vede una splendida ragazza in canottiera bianca, a letto, che si stira appena sveglia, levando le braccia al cielo. Somiglia un po' a Marianna Madia, ma non è lei. La scritta, a caratteri cubitali, recita: «Ciao, bella!». Sotto, molto più piccolo, su fondo verde: «Festa dell'Unità di Roma. Dal 25 giugno a Caracalla. Ingresso gratuito». La gente si ferma per strada a osservare la fanciulla, qualcuno si chiede cosa vorrà mai dire quello slogan. «Ciao bella!» è un modo di dire molto romano. Infatti passa una signora che, urlando al cellulare, saluta l'amica così: «Vabbé Sabrì, t'ho detto tutto, ciao bella!». Al sottoscritto, che ha lavorato 24 anni a l'Unità, prima nella mitica sede di via dei Taurini, con stipendio da metalmeccanico, poi in quella di via Due Macelli, scappa un sorriso. Mi chiedo. «Bella» come la politica che teorizza il segretario Veltroni nei suoi saggi? «Bella» come la festa, che si vuole allegra, multietnica, popolare? «Bella» perché parla al femminile e si presenta col volto di una stuzzicante ragazza senza trucco, magari dedita allo yoga, per la serie essere&benessere? Macché. Trattasi di anastrofe di «Bella ciao», l'usurato canto partigiano che ormai intonano tutti, perfino Woody Allen quando soffia la melodia al clarinetto, stonando, con la sua jazz band in stile New Orleans. La giovane donna ritratta nel manifesto, per fortuna, sembra tranquilla e riposata, non è che stamattina s'è svegliata e ha trovato l'invasor, come recita il primo verso della canzone, molto popolare anche a Cuba e nel Chiapas.
Eppure, nel presentare la kermesse romana, che conserva l'intestazione originale legata a l'Unità, il brand direbbero i pubblicitari, gli organizzatori mettono i puntini sulle i: «È un richiamo ai valori del nostro partito e della nostra Costituzione, di cui ricorre il sessantesimo anniversario». Tiè. Non bastasse, aggiungono: «Saremo il baluardo della Notte Bianca nel momento in cui la giunta Alemanno ha deciso di svuotarla». Aritiè. Che si spieghi così il mezzo sbadiglio della fanciulla, pronta a rifare le ore piccole nell'immensa area delle Terme di Caracalla (25mila metri quadrati, tra stand gastronomici, palchi per concerti, tensostrutture per convegni e mercatini etnici), dove l'anno scorso sciamarono circa 850mila visitatori per un fatturato pari a un milione di euro?
Ironizza Repubblica.it: «Un vero toccasana per un partito in crisi di consenso e di liquidità, con buona pace del leader del Pd che meno di un mese fa aveva invitato a ribattezzare democratica la kermesse estiva intitolata al quotidiano ex ds». Risulta infatti che, sull'onda delle proteste lanciate dall'appassionato commento di Padellaro su l'Unità, si sia approdati a un onorevole compromesso: «democratica» si chiamerà la manifestazione nazionale di fine agosto, in programma a Firenze, mentre nel resto d'Italia ognuno si regoli come vuole. Così il Pd romano, benché retto da un coordinatore della fu Margherita, ha optato per la tradizione. A quanto pare, senza imbarazzi né turbamenti di sorta.

Tanto ci penseranno i Modena City Ramblers a invertire nuovamente l'ordine delle due magiche paroline, eseguendo in chiave punk l'immarcescibile «Bella ciao» nel tramonto romano. Fiammeggiante, quindi rosso, ovvero «red»: sia che parli D'Alema sia che no.

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