Sospeso un primario: usava l'ospedale come ambulatorio personale

Un altro primario dell'ospedale di Pieve di Cadore nel mirino della Fiamme Gialle. Concedeva visite private e in tempo record ai pazienti: la moglie prendeva le prenotazioni

Sospeso un primario: usava l'ospedale come ambulatorio personale

Cosa sta succedendo all'ospedale di Pieve di Cadore? Un mese fa la Guardia di Finanza aveva arrestato il primario di ginecologia perché intascava mazzette per la procreazuione assistita, e oggi un altro primario, di cardiologia, è stato sospeso dall'esercizio dell'attività sanitaria.

Effettuava visite private, a pagamento, all'interno della struttura ospedaliera pubblica. Per un comune paziente, il tempo d'attesa per una visita cardiologica all'ospedale del bellunese è di cinque mesi. Ma contattando privatamente il primario era possibile ottenere una sorta di "privilegio", e in due settimane si otteneva la visita. Ma la Guardia di Finanza, grazie a numerose segnalazioni ricevute da personale ospedaliero e da pazienti, è riuscita a fermare il furbo primario.

Così Jacopo Dalle Mule, 64 anni, è stato sospeso e adesso deve rispondere di peculato aggravato continuato, truffa aggravata continuata e interruzione di pubblico servizio. Dalle Mule si serviva dell'ospedale come se fosse un suo ambulatorio privato, anche se non era di certo a corto, dato che di ambulatori ne possedeva già due, e sfruttava di conseguenza anche tutte le apparecchiature e i macchinari pubblici necessari per le sue visite. Il tutto durante il normale orario di lavoro.

Il prezzo per questo servizio di "cortesia"? 130 euro, ma, rinunciando alla ricevuta fiscale, se ne pagavano solo 100. E prenotando comodamente da casa, al telefono, senza recarsi al centro unico per le prenotazione dell'ospedale. Dall'altra parte della cornetta rispondeva prontamente una signora, la moglie del primario, che si spacciava per un'addetta alla cardiologia di Pieve di Cadore, che si occupava di fissare data e ora della visita.

Il personale infermieristico aveva anche raccolto numerose lamentele dei pazienti che non capivano come mai

dovessero pagare il ticket all’ufficio di cassa ospedaliero per una visita privata già pagata in contanti al primario. Alla faccia dello sconticino. Adesso la signora Dalle Mule è accusata di concorso nel reato di truffa.

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