Sospettato di terrorismo ma nessuno lo caccia

Arrivato in città viene fermato, portato in Corelli e rilasciato senza essere espulso

Sospettato di terrorismo ma nessuno lo caccia

Enrico Silvestri
«Si è presentato da me 11Eangelo della morte e mi ha detto 8devo prendere la tua animaó, allora gli ho detto eprendilaó». Frasi, intercettate dai carabinieri, deliranti ma anche decisamente allarmanti soprattutto se proveniente da un tunisino, irregolare e imbevuto di integralismo islamico. E difatti lAuomo verrà bloccato e sbattuto in via Corelli. Dove rimarrà però meno di un paio di mesi. Poi, via, libero per la città. Dove verrà fermato, per esempio, un anno dopo dai vigili urbani. Tarek, nato 33 anni fa in Tunisia ma fino a due anni fa residente in Romagna, è un ex spacciatore poi convertitosi a una cieca fede nellAislam. Merito dello zio, un altro tunisino di appena nove anni più grande, che ha già fatto il suo stesso percorso: prima spacciatore di droga, con tanto di arresti e condanne, poi fanatico integralista. Il tunisino si è poi regolarizzato, ha sposato unAitaliana, da cui ha avuto due figli, e si è stabilito in Romagna dove ha avviato unEattività commerciale. Ma, sospettano i carabinieri, anche una rete clandestina di supporto al terrorismo. In particolare il suo compito sarebbe di collettore di denaro da inviare ai fratelli musulmani. E per questo due anni fa finisce in unAinchiesta dei carabinieri di Piacenza coordinati dai pm di Bologna Luca Tamperi e Paolo Giovagnoli. Gli investigatori attivano una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali che rivelano preoccupanti conversazioni tra nord africani disseminati in tutta Italia. Parlano di denaro di mandare ai «fratelli», lodano le attività degli Hezbollah in Libano, stigmatizzano 12Eoperato dei governi arabi troppo «tiepidí» nei confronti dellEOccidente. Tra le varie conversazioni una in particolare mette in allarme gli inquirenti. 6 quella che avviene ai primi di febbraio del 2006 appunto tra Tarek e lo zio. Tarek: «Ascolta ho sognato questa mattina che sono morto». Zio: «Allora hai una luna vita» (ridendo) T: «Vero, vero, ho sognato di morire e si è presentato da me 11Eangelo della morte e mi ha detto 8devo prendere la tua animaó.... allora gli ho detto 8prendilaó...Quello è destino di Dio ... hai capito? E poi sentivo la mia anima che usciva dal mio corpo e pregavo dicendo 8Dio allegerisci i dolori della morteó...e non ho sentito nessun dolore e la mia anima è uscita dal mio corpo con leggerezza e mi sono svegliato». Zio: «Hai una lunga vita». T: «Se Dio vorrà». Zio: «Come stai?». T: «Giuro, ringrazio Dio.... adesso vedo, venerdì o sabato, se Dio vorrà, mi appoggerò a Dio». Zio: «LIEimportante è che stai attento». T: «Nessun male se Dio vorrà .... e prega per me, prega per me, prega per me». Il tono non è dei più confortanti e lascia temere ai magistrati che Tarek voglia commettere un attentato suicida individuando, in base ad altri elementi raccolti, Milano come suo obiettivo. Viene emesso un ordine di rintraccio e il tunisino viene fermato in città il 17 febbraio. Ma annunciare attentati, e men che meno solo lasciarli intendere, non reato. Nulla può essergli contestato. 6 però clandestino e per questo viene rinchiuso nel Centro di prima accoglienza di via Corelli. Dove rimane una quarantina di giorni, per poi essere rilasciato con il solito inutile ordine del questore di lasciare il territorio nazionale entro cinque giorni.

Provvedimento che Tarek ottempera così sollecitamente che il 23 marzo del 2007 verrà fermato e 'identificato dai ghisa in via Custodi. E a tuttRoggi non risulta !abbia lasciato 1AItalia o Milano. Sempre in attesa che 1ZAngelo della morte torni ad apparirgli in sonno per annunciargli chissà cosEaltro

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