Tra i primi giallisti italiani che ebbero l'opportunità di pubblicare con successo nella collana «I Libri Gialli» della Mondadori va ricordato Tito Antonio Spagnol. Un narratore davvero singolare che da una parte darà vita a una miniserie gialla alla Padre Brown, dall'altra frequenterà il genere, hard boiled e infine sperimenterà per primo un genere originale come la novella thriller. Per riscoprire questo singolare autore nato a Vittorio Veneto nel 1895 sono utilissime due recenti pubblicazioni entrambe curate dall'attivissimo studioso del giallo italiano Loris Rambelli. Nel libro L'ombrellino viola (De Bastiani Editore) riscopriamo un romanzo breve apparso per la prima volta a puntate sulla rivista Omnibus nel 1937 e poi raccolto in volume nel 1938.
Spagnol ebbe l'opportunità di viaggiare e svolse varie attività molto diverse. Fu giornalista, sceneggiatore, agente letterario ma si trovò anche a fare il contabile, il lucidatore di pianoforti, il produttore di specialità farmaceutiche, il cercatore d'oro, lo sceneggiatore e l'aiuto regista per Hollywood. Amava l'avventura e sosteneva che il suo ideale di vita era «navigare senza bussola». In una lettera inviata a Loris Rambelli nel 1975 spiegava che L'ombrellino viola gli aveva permesso di abbandonare «il metodo classico dell'investigazione, per darsi tutto all'azione». Inoltre confessava di non avere mai avuto una particolare passione per il giallo deduttivo e che gli era costato molta fatica coltivarlo per poter pubblicare alcuni suoi scritti. Fra i suoi autori preferiti citava Graham Greene e Eric Ambler «che non sono strettamente polizieschi ma avventurosi». Il plot de L'ombrellino viola è abbastanza lineare ma appassionante: Joe Buti, giovane giornalista del South California Pioneer di Los Angeles, si trova a indagare sull'omicidio di uno strano e misterioso vicino di casa, cercando di capire se Sally, la ragazza di cui si sta innamorando, era legata in qualche modo al morto, visto che il suo ombrellino viola è stato ritrovato proprio sul luogo del delitto. Precedenti a quel romanzo di ambientazione americana sono La bambola insanguinata (1935) e Uno, due, tre (1936), entrambi riediti nel catalogo De Bastiani. Protagonista delle vicende è qui Don Poldo, parroco di campagna anziano, «magro, piccolino, con le spalle curve, una corona di capelli bianchi intorno all'alta fronte rugosa, occhi grigi pensosi, pieni di dolcezza ma al tempo stesso di fermezza». Appassionato di scienze naturali vive sulle colline del paesino di Formeniga ed è dedito alla soluzione di enigmi, è la curiosità scientifica e umana a guidarlo. La sua capacità intuitiva gli fa risolvere i casi, mentre è la sua profonda misericordia che gli fa comprendere il cuore dei criminali. Per comprendere la portata degli scritti di Tito Antonio Spagnol è fondamentale la recente raccolta Una sigaretta e altri racconti del brivido editi e inediti edita dalla Fondazione Rosellini per la letteratura popolare.
Qui Spagnol si misura con i racconti d'azione con colpo di scena, tipici di una rivista americana come Black Mask. Storie di perdenti, di rapinatori, di personaggi inquieti in attesa di rilanciare la loro vita, avventure ricche di suspense dove il lettore resta davvero con il fiato sospeso sino alla fine e che mostrano l'internazionalità della costruzione narrativa e dello stile. Non a caso Spagnol venne chiamato negli Stati Uniti a lavorare con Frank Capra.
Fenomenali anche i suoi corsivi raccolti nel volume Hollywood boulevard (Aragno, 2007) dove racconta gli incontri con Howard Hughes, Rodolfo Valentino, Greta Garbo, Charlie Chaplin e Frank Borzage. E per capire quanto il mondo del cinema avesse colpito lo scrittore veneto basterebbe leggere il racconto Conoscerne uno che racconta la disperazione del giovane attore Joe il quale sogna un ruolo sul set. Le sue aspirazioni sembrano vane come l'invio del suo curriculum e delle sue foto ad un agenzia di casting, finché il giovane comprende che il ruolo da protagonista potrebbe ritagliarselo in un altro modo, impugnando un revolver ed entrando camuffato in una banca per compiere il colpo del giorno: svaligiare la Taft Bank e intascarsi diecimila dollari.
Abilissimo nel ritrarre vizi e virtù del mondo del cinema, Spagnol aveva iniziato la sua carriera all'insegna del thriller già nel 1932 con L'unghia del leone, prima edito in Francia sulle pagine della Revue Française quindi da Gallimard e nel 1934 da Mondadori.
Protagonista delle vicende è qui il private eye Alfred Gusman il quale ricorda da vicino personaggi coevi come Philip Marlowe e Sam Spade e che vedremo in azione in alcuni racconti editi sulle pagine del Cerchio verde e nel romanzo del 1937 La notte impossibile.
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