Spam made in Italy

Mail spazzatura, l'Italia è la prima produttrice europea; e se non fosse per i filtri applicati dai provider (le aziende che forniscono servizi di abbonamento ad internet) quella delle mail spazzatura sarebbe una vera e propria marea che renderebbe quasi inutilizzabili le caselle di posta elettronica: questi i principali risultati del rapporto dell'European Network and Information Security Agency (Enisa), he ha sancito come il 95% dei messaggi di posta elettronica sia infatti classificato dai provider come spam, e non venga recapitato. La ricerca ha preso in esame i dati di provider in tutto il vecchio continente, cercando anche di capire come questi sono attrezzati nella lotta alle mail indesiderate.
La percentuale di mail bloccate rappresenta il raggiungimento di una certa «maturità» nella guerra, ma gli esperti invitano a non abbassare la guardia, soprattutto nella fase successiva, quella che permette di individuare i produttori dopo aver riconosciuto le mail spazzatura. Nel rapporto si legge come la percentuale delle mail bloccate è il 95,6%, leggermente superiore al 94% dello scorso anno. Hanno partecipato allo studio 92 provider di diversa grandezza di trenta Paesi, di cui quattro dall'Italia. Un terzo di quelli più grandi spende per l'antispam più di un milione di euro l'anno, mentre un quarto dei più piccoli impiega una cifra superiore a diecimila euro; e le chiamate agli helpdesk per problemi relativi allo spam sono circa il 10% del totale.
Il metodo preferito per individuare lo spam sono le «blacklist», cioè gli elenchi di indirizzi «sospetti», seguiti dal filtro del contenuto delle mail e dalla richiesta di autenticazione del server. In media ogni provider utilizza 4,7 metodi contemporaneamente. Il rapporto definisce comunque soddisfacente il livello di lotta allo spam, ma fornisce comunque alcuni consigli utili. Il principale è «un maggiore impegno nel rintracciare i fornitori di spam» per poter prendere le adeguate contromisure. Inoltre viene raccomandato di mettere in comune le «blacklist» e di automatizzare il più possibile le azioni una volta scoperta una fonte di spam, che ora vengono fatte nella quasi totalità dei casi a mano.
L'Italia è il principale produttore europeo di mail-spazzatura: qualche mese fa un rapporto della Commissione Europea aveva lanciato l'allarme sullo spam, chiedendo ai singoli Stati di inasprire le sanzioni per i produttori di mail indesiderate.

Secondo i dati diffusi dalla Commissione, gli Usa producono la maggior parte dello spam mondiale (19,8%), seguiti dalla Cina (9,9%) e dalla Russia (6,4%). All'ottavo posto nella top ten dei maggiori produttori di spam c'è l'Italia (3%), il primo Paese europeo per diffusione di posta indesiderata.

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