Le sparate su Shoah e razzismo, perché zittire Griffin e Caracciolo?

Bisogna stare attenti a come si reagisce quando si ha a che fare con tesi come quelle di chi nega l’Olocausto

Le sparate su Shoah e razzismo, 
perché zittire Griffin e Caracciolo?

Anche l’idea più imbecille, se ha dei martiri, può diventare credibile. Ecco perché bisogna stare attenti a come si reagisce quando si ha a che fare con tesi come quelle di chi nega l’Olocausto. La loro imbecillità è manifesta, basta una passeggiata nella triste cava di Mauthausen a sbugiardarle, basta aver letto dei libri o aver parlato con qualcuno dei tanti deportati italiani, non solo di religione ebraica, che presero la via dei territori occupati dai nazisti. Sono orrori rispetto ai quali ogni balletto delle cifre è ridicolo. Eppure se si demonizza chi li nega non si fa altro che fornire altre argomentazioni a quei pochi infelici che sono pronti a vedere congiure plutocratico-american-massoniche dietro a ogni angolo.

Ecco perché la «caccia all’eretico», il dàgli al negazionista, insomma il proliferare degli sdegni di prammatica nei confronti del ricercatore della Sapienza Antonio Caracciolo, rischia di essere tutt’altro che utile a mantenere ferme le tristi evidenze della storia. Anzi, si presta a essere mistificata, a venir utilizzata come prova provata della congiura mondiale e sionista contro la libertà di parola.

Ovviamente questa congiura non esiste, esistono solo molte persone preoccupate dal fatto che uno studioso della più grande università d’Europa possa sostenere l’insostenibile. E la preoccupazione va dal sindaco di Roma Alemanno, al rettore della Sapienza Luigi Frati, passando per moltissimi altri esponenti della politica e della cultura. Ma non sono i provvedimenti disciplinari, le sospensioni o i ricorsi alla magistratura la via corretta per difendere la libertà e la storia. Soprattutto la libertà. Antonio Caracciolo ha esposto delle idee, fumose e alquanto prolisse, sul suo blog personale. Sono idee di cui lo scrivente, che non ha dubbi sulla shoah e ha molti amici israeliani, non condivide nulla. Eppure sono solo idee, non istigazioni a delinquere o, peggio, azioni criminali. E non vi è prova, sino ad ora, che Antonio Caracciolo abbia mai propagandato queste idee durante le sue lezioni all’università La Sapienza. Lezioni di storia del Diritto dedicate a Carl Schmitt, autore che qualche giornale di sinistra, perdendo la trebisonda, sta già rietichettando semplicemente come filo-nazista.

Quindi trasformare un noioso blog in un caso, trasformare Caracciolo in un simbolo non allontana i fantasmi semmai gli dà la possibilità di incarnarsi. Joahn Keats diceva: «La bellezza è verità, la verità è bellezza: questo è... tutto ciò che vi occorre sapere». Nel blog di Caracciolo di bellezza ce ne è poca. Ma anche nell’allestire roghi, metaforici o meno, per combattere le idee altrui, non è che ce ne sia mai stata tanta. E Repubblica ha il cerino facile.

Eppure il diritto alla libertà di espressione, comprese le idiozie, dovrebbe essere sacro. E tutelato soprattutto dai mezzi di informazione. Ne ha dato una bella dimostrazione la Bbc (non proprio una televisione accusabile di simpatizzare con le dittature) nella serata di giovedì. Ha concesso il suo spazio politico, la trasmissione Question Time, a Nick Griffin leader del partito di ultra destra britannico. La scelta ha suscitato una violenta ondata di proteste, essendo Griffin noto per le sue posizioni razziste e per i suoi rapporti con i vertici del Ku Klux Klan. Il ragionamento che è stato fatto dai vertici del network è stato il seguente: il partito di Griffin ha ottenuto due seggi alle elezioni europee e di conseguenza ha il diritto di partecipare alla trasmissione essendo un partito nazionale. E non sta alla Bbc praticare censure, perché ciò non si addice ad un servizio pubblico il cui motto è: «Nation Shall Speak Peace Unto Nation». E nonostante le sdegnate mobilitazioni anti razziste, culminate con centinaia di persone che assediavano gli studi di Wood Lane, i fatti sembrano aver dato ragione ai giornalisti e ai dirigenti della televisione. Griffin ha raccontato le sue idee durante la trasmissione e ha cercato di giustificare le sue frequentazioni con il Ku Klux Klan. Il suo successo di pubblico è stato risibile.

I sondaggi del giorno dopo dicono o che la gente ha cambiato canale (si è annoiata) o ha deciso che non voterà mai per lui. La democrazia è così, le persone ascoltano le idee e poi decidono. Ma non ci sono idee che non si possano dire.

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