Accuse di antisemitismo al film su Strauss-Kahn

L'ex moglie di DSK: "Disgustoso". La stampa francese: "Nauseabondo"

Accuse di antisemitismo al film su Strauss-Kahn

Welcome un corno (pardon!). Il film di Abel Ferrara con Gérard Depardieu nei panni (e anche senza i panni) di un riconoscibilissimo Dominique Strauss-Kahan è tutt'altro che il benvenuto, a Cannes. Welcome to New York, peraltro assente dalla selezione ufficiale, a giudicare dalle reazioni suscitate più che un'opera cinematografica è un concorso di colpe. Del regista e dell'interprete principale, oltre che del «biografato», ça va sans dire. Niente satira, soltanto un satiro tratteggiato in un contesto che strizza l'occhio all'«antisémitisme nauséabond», scrivono Le Figaro e Le Monde.
Anne Sinclair, moglie di DSK ai tempi del noto misfatto con conseguente scandalo planetario che fece fare bancarotta morale al Fondo monetario internazionale, non nasconde, sull'Huffington Post, il proprio «disgusto» per il tono con cui è stata trattata la vicenda. I dialoghi sono «pietosi e grotteschi», ed è «disgustoso» il modo in cui Ferrara «rappresenta le donne». La Sinclair parla di «antisemitismo», e aggiunge: «non farò ai signori Ferrara e Maraval (il produttore, ndr) il favore di citarli il giudizio». Nel film lei è Simone (Jacqueline Bisset), nipote di un collezionista d'arte arricchitosi con i soldi degli ebrei durante la seconda guerra mondiale e pronta a pagare la cauzione per far uscire il consorte dal carcere e tutelare gli interessi di bottega, mentre il suo ex consorte si chiama Devereaux, potente e arrogante uomo d'affari. Ma i nomi e la caratterizzazione dei personaggi sono dettagli trascurabilissimi, lascia intendere Le Monde: quel che importava era la collocazione della crema chantilly sulle tette delle escort, contraltare trash al miele delle Meraviglie della Rohrwacher, e il muso infoiato del loro cliente. In fondo (non quello monetario, quello della morale della favola nera) le signorine sono sì donne, però non ebree e dunque attaccate al soldo senza esagerare. «Fin da Shakespeare - ha detto Depardieu - i grandi temi della tragedia sono sesso, potere, denaro. Io detesto i politici, non amo questo personaggio ma mi sono molto divertito a ricrearne la follia autodistruttiva e a lavorare con un grande autore anche perché a tutti e due piacciono le cose fatte in fretta.

Infatti ci abbiamo messo solo 18 giorni a girarlo. In altre cose vado meno di fretta. Sei minuti mi sembrano davvero troppo pochi eppure in quell'albergo furono solo sei». Sette, invece, gli euro da spendere per comperare il film su internet. A occhio e croce, troppi.

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