Nano era un gigante. Aveva saputo raccontare il cinema dal secondo dopoguerra attraverso la pittura e i suoi oltre 3000 manifesti erano diventati famosi in tutto il mondo. Chi non ricorda il bacio di Via col Vento? Chi non ha mai visto i blocchi di pietra e le corsa delle bighe di Ben Hur? Per non parlare di Casablanca, Colazione da Tiffany o La gatta sul tetto che scotta. Poster cinematografici che hanno fatto la storia, nati dalla creatività di Silvano Campeggi, morto ieri a 95 anni nella sua Bagno a Ripoli (Firenze).
Con lui se ne va uno degli ultimi cartellonisti viventi, di quelli che non sapevano cosa fossero i computer e photoshop ma che frequentavano i set, incontravano gli attori di persona e armati di pennello e tavolozza imprimevano sulle loro tele l'immagine simbolo di questa o quella pellicola. Il successo dei film, infatti, era spesso merito dei loro capolavori che affissi nei cinema o per strada attiravano l'attenzione del pubblico, curioso di vedere le dive e i divi degli anni d'oro.
Silvano, detto «Nano», era diventato con gli anni un vero personaggio: le sue storie, raccontate per anni, ogni mese, sul mensile di cinema Ciak lo avevano fatto conoscere anche alle nuove generazioni, trasformandolo in un vero e proprio idolo anche per i più giovani. I suoi racconti avevano attraversato l'oceano perché oltre alla bellezza dei suoi manifesti, il retroscena di quelle sue opere era sempre una sorpresa.
Come quando, giovanissimo, aveva dovuto raggiungere gli Stati Uniti per realizzare il poster de Il principe e la ballerina con protagonista una giovanissima Marilyn Monroe. «La vidi arrivare verso di me, ondeggiando, con un vestito bianco - raccontava Nano - poi disse Wow! Un pittore fiorentino giunto a Hollywood solo per me! Maestro devo spogliarmi?. Posò gusto il tempo di dare qualche pennellata, mi promise che sarebbe venuta in Italia e mi diede un bacio...».
Quando raccontava questi aneddoti, Nano spesso riceveva le occhiatacce della moglie, Elena, che era diventata la sua «manager». Era lei, infatti, che gli organizzava e innumerevoli mostre, come quella al Lincoln Center di New York, di cui Campeggi andava molto fiero. Dietro i manifesti di Nano, che dagli Usa si era trasferito poi a Roma per lavorare nei più importanti studi d'arte cinematografica, c'era però il racconto anche di tanti quadretti familiari. Per realizzare, ad esempio, il manifesto del cartone animato Tom e Jerry, all'ultimo baffo, Nano aveva preso spunto dalle marachelle di un nipotino: «Erano giorni - raccontava Campeggi a Ciak - in cui avevo ospiti in casa i miei due nipotini, che non facevano altro che combinarne di tutti i colori. In un momento di pausa trovai il più piccolo che con una forbice cercava di tagliare i capelli al fratello più grande. E fu lì che scoccò la scintilla: mi trovavo anche io di fronte a Tom e Jerry! E così ritrassi il topo con in mano una forbice mentre taglia i baffi all'eterno rivale».
Per Vacanze Romane, invece, Nano incontrò dal vivo Audrey Hepburn e anche in quel caso trovò l'ispirazione grazie ad un piccolo dettaglio: la diva si era presentata sul set con un mazzo di fiori in mano e così in uno degli schizzi del maestro l'attrice era ritratta in quella veste.
Chi l'ha conosciuto non può non ricordare il suo studio, un vero museo del cinema dove la protagonista assoluta era sempre la Monroe che anche di recente continuava a dipingere. E chissà se lassù Marilyn adesso gli chiederà di dare ancora qualche altra pennellata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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