The Alienist: la serie tv che racconta la psicologia criminale

Le origini della criminologia nella New York di fine '800, ma anche l'emancipazione della donna e le problematiche dell’immigrazione: ecco The Alienist

The Alienist: la serie tv che racconta la psicologia criminale

The Alienist è l’ultima serie tv a occuparsi di menti deviate e omicidi violenti, dal 19 aprile arriva anche in Italia.

Nel XIX secolo si credeva che chi soffriva di malattie mentali fosse alienato dalla sua stessa natura. Gli esperti che li studiavano erano noti con il nome di alienisti. Questa breve descrizione è l'incipit di ogni puntata di The Alienist, serie di 10 episodi che si basa sul romanzo di Caleb Carr, ambientata nel 1896 a New York. La serie racconta le investigazioni del Dr. Laszlo Kreizler e del suo team riguardo a crimini efferati commessi su minori. Una storia dai temi forti, saputi dosare come si deve in ogni puntata, alternati a una raffigurazione della società americana di fine '800. Daniel Brühl è il Dr. Keizler, uno psicologo alla ricerca del fattore scatenante della criminalità nell'uomo. Ma è anche una sorta di profiler con abilità che gli permettono di immedesimarsi nei panni dell'assassino al momento dell'omicidio, proprio come Will Graham in Hannibal. Nel suo lavoro è affiancato dal ritrattista John Moore, interpretato da un non molto convincente Luke Evans, e da Dakota Fanning cioè Sara Howard, la prima dipendente donna del commissariato di polizia newyorkese. Il quarto membro del gruppo, che svolge un ruolo di supporto esterno, è il commissario (e futuro presidente degli Stati Uniti) Theodore Roosevelt, impersonato da Brian Geraghty. Forse il personaggio più riuscito della serie.

La storia ruota attorno alle ricerche di un assassino di minori. Una delinquenza seriale che necessita di uno studio sul passato di chi lo perpetra e dell’ambiente in cui vive. L’alienista è il termine dispregiativo con cui veniva chiamato chi studiava il comportamento deviato. Ambito di studio che fino ad allora era riservato esclusivamente alla religione, oppure a teorie di antropologia criminale. Secondo il Dr. Keizler tutti possiedono la “materia prima” per poter delinquere, lo studio del comportamento criminale deve orientarsi quindi sulla sequenza di eventi che rende “infiammabile” questa materia. Ma The Alienist non è solo questo: è anche la rappresentazione di come era la vita a fine '800 a New York, con la corruzione della polizia, la vita notturna nei bordelli, le prime avvisaglie di emancipazione femminile e la caratura del personaggio politico che fu Theodore Roosevelt.

L’ambientazione della serie, il periodo, gli argomenti (e anche la colonna sonora), ci fanno subito pensare a un altra serie tv: The Knick di Steven Soderbergh, purtroppo ferma dal 2015. Se siete orfani di questa, allora The Alienist saprà consolarvi, però ben consapevoli di non poter trovare una regia di egual portata. In quel caso ogni episodio fu diretto proprio da Soderbergh. In seconda battuta è impossibile non vedere come The Alienist sia la versione in costume di Mindhunter, serie prodotta da David Fincher lo scorso anno e anch’essa basata sulla spiegazione del comportamento criminale, ma ambientata negli anni ’70. Infine, come se non bastasse, The Alienist è prodotta da Cary Fukunaga, già produttore e regista della prima eccezionale stagione di True Detective.

The Alienist ha tutti i requisiti per essere definita una di quelle serie tv da non perdere, o quantomeno il meglio in circolazione al momento.

La serie - uscita nel gennaio scorso in America e in Italia dal 19 aprile su Netflix - è nata come una “limited series”, ma non è stata ancora del tutto preclusa la possibilità di una seconda stagione. Il buon esito di pubblico avuto sino a ora potrebbe aprire la strada a un continuo. Attendiamo fiduciosi.

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