Amore ridotto all'osso e sempre in fuga. In "Bones and All" tanta fame di libertà

Il primo lavoro di Luca Guadagnino girato negli Stati Uniti è una storia "on the road" in cui i giovani personaggi sono cannibali. Ma dal cuore tenero. Timothée Chalamet acclamatissimo sul red carpet

Amore ridotto all'osso e sempre in fuga. In "Bones and All" tanta fame di libertà

da Venezia

È arrivato il primo film italiano in concorso a Venezia, anche se si intitola Bones and All ed è stato girato negli Usa, con attori statunitensi tra cui la prima grande star maschile della Mostra, Timothée Chalamet, atteso fin dalle prime ore dell'alba da uno stuolo di fan che, pur di poterlo salutare sul red carpet (una coppia di ragazze su un cartello ha scritto: «Vieni a mangiare un piatto di pasta con noi»), sono stati in paziente attesa tutto il giorno sotto il sole cocente. Ma il regista e produttore, insieme a una variegata compagine (Per Capita Productions, The Apartment Pictures, Memo Films, 3 Marys Entertainment, Elafilm e Tenderstories), è Luca Guadagnino che proprio con il giovane attore aveva girato il precedente film di grande successo Chiamami con il tuo nome (Oscar alla sceneggiatura): «Luca è stato quasi un padre con me, mi ha guidato e mi ha fatto anche lavorare sulla sceneggiatura. Non avrei mai sperato di partecipare ad un progetto come questo», ha detto Chalamet che è in pausa dalle riprese del sequel di Dune.

Bones and All, ispirato all'omonimo romanzo di Camille De Angelis e scritto dal regista insieme a David Kajganich, già collaboratore per Suspiria e A Bigger Splash, è apparentemente un film di genere. C'è il tema del cannibalismo, ambientato on the road nell'America profonda degli anni '80, e racconta del primo amore che sboccia tra due giovani disadattati, Maren (interpretata da una sorprendente Taylor Russell) e Lee (Timothée Chalamet) che, si legge nelle note di produzione, «condividono un appetito feroce». Proprio questa loro peculiare caratteristica li mette ai margini della società e, anche se cercano un luogo in cui sentirsi davvero a casa, alla fine devono sempre fuggire. Racconta Guadagnino: «Il film è per me una riflessione su chi si è, e su come si possa superare ciò che si prova, specialmente se è qualcosa che non si riesce a controllare in sé stessi. C'è qualcosa in coloro che vivono ai margini della società che mi attrae e mi emoziona. Amo questi personaggi. Il cuore del film batte teneramente e affettuosamente nei loro riguardi. Mi interessano i loro viaggi emotivi. Voglio vedere dove si aprono le possibilità per loro, intrappolati come sono nell'impossibilità che si trovano di fronte».

La sorprendente carriera del regista che due anni fa ha realizzato la bellissima serie tv We Are Who We Are, prosegue dunque con un film che spiazza, come sempre, per la capacità di rendere semplice e naturale il racconto dei rapporti tra le persone rispettando la loro alterità nella nostra società.

Certamente sul clima disturbato e un po' disturbante del film, anche se le scene più cruente sono trattate con una naturalezza inedita, pesa anche un po' il periodo in cui è stato girato: «Era durante la fase culminante della pandemia - ricorda Chalamet che qualche giorno fa è stato fotografato a Roma, allo stadio Olimpico, con Mourinho per una partita della Roma - e questo ci ha aiutato a capire ancora di più che cosa si prova a essere tagliati fuori dal contesto sociale. Nel film questi due giovani imparano a conoscersi, a evolvere e a crescere attraverso lo specchio dell'amore e gli sguardi che si scambiano».

Bones and All, che in sala uscirà il 23 novembre con Vision Distribution che coproduce, è anche il primo film girato da Guadagnino negli Stati Uniti.

Un esordio molto ricercato perché, confida, «il paesaggio e l'immaginario del cinema americano mi accompagnano da quando sono piccolo e credo di aver sempre cercato di rinviare il momento di rappresentarlo. Parliamo di una vastità che meritava la prospettiva di una persona più matura. Poi l'occasione si è manifestata nel leggere questo copione, con questi personaggi, che aveva qualcosa che mi attraeva profondamente».

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