Anche i robot hanno un cuore Parte l'avventura di Big Hero 6

Il nuovo film Disney racconta l'amicizia tra un ragazzo e un automa A metà tra «Iron man» e fumetti. Il produttore: «Una storia per tutti»

Anche i robot hanno un cuore Parte l'avventura di Big Hero 6

Una tribù di ingiacchettati, cresciuti nella migliore delle ipotesi con La bella e la bestia e nella peggiore con Il libro della giungla e gli Aristogatti , che è tutta un coro di «oh» e «ah», sta guardando un cartoon con un adolescente genio della tecnologia e un robot infermiere con la stazza di un omino Michelin e le movenze di un pinguino. Se Roy Conli, produttore di Big Hero 6 , il 54esimo classico Disney dal 18 dicembre nelle sale italiane, voleva avere la prova del nove sull'impatto della pellicola è stato accontentato. Chi ha assistito alla sua presentazione del film al Cinema Orfeo di Milano, prima tappa del tour mondiale, era tutto un sorriso. La magia Disney c'è, contornata dalla spinta all'avventura e dal dinamismo targato Marvel. Per realizzare il film infatti i registi Don Hall e Chris Williams hanno pescato nell'immensa riserva fumettistica della casa editrice statunitense, di proprietà della Disney dal 2009, scegliendo poi di lavorare sul poco noto Big Hero 6 pubblicato nel 1998.

Un'ispirazione in linea con i nostri tempi, che sono quelli in cui nelle camerette dei ragazzi abbondano più computer che libri, il modello di famiglia tradizionale si arricchisce continuamente di sfumature e possibilità, le città iniziano a diventare globali, non solo al cinema, e la paura della tecnologia brutta e cattiva ce la siamo lasciata un po' tutti alle spalle.

Nulla di strano quindi se al centro del film sta la relazione fra il quattordicenne enfant prodige Hiro Hamada e Baymax, programmato da suo fratello Tadashi per essere il robot più compassionevole del mondo. Un «Operatore Sanitario Personale» gonfiabile che, attraverso una semplice scansione del paziente, riesce a individuare e curare quasi ogni malattia. Quasi. Perché da quella di Hiro non si guarisce facilmente. Il suo è il dolore di chi pensa di aver trovato una guida, il fratello maggiore nonché mentore, e il suo posto nel mondo, al prestigioso Istituto di Tecnologia della città e non nei match clandestini tra robot dove le sue creature dominano la scena, e perde tutto in una notte.

Eppure sarà proprio Baymax a riavvicinare il ragazzo e i quattro compagni di scuola del fratello che, insieme al robot, diventeranno per lui una seconda famiglia: il malato di fumetti Fred, l'adrenalinica Go Go Tomago, il robusto e intelligente Wasabi e la maga della chimica Honey Lemon. Sei amici che, bardati in armature create ad hoc da Hiro per far impallidire quella di Iron Man , diventeranno i Big Hero 6 e si confronteranno con un pericoloso complotto criminale che mette in pericolo l'intera città. In palio c'è la salvezza di San Fransokyo, una San Francisco con un bel po' di Tokyo in mezzo che sembra la versione luminosa della Los Angels di Blade Runner , ma anche il cuore di Hiro.

«È il racconto di una crescita personale - racconta Roy Conli, che lavora alla Disney dal 1993 e ha prodotto classici come Il Gobbo di Notre Dame e Rapunzel - che non è solo quella di Hiro. Baymax è infatti un robot senziente che maturerà e cambierà nel corso del film».

Sarà per questo che, oltre a utilizzare nuovi software, i creatori di Big Hero 6 hanno lavorato fianco a fianco con psichiatri e assistenti sociali per cogliere al meglio cosa significasse per un ragazzino affrontare una perdita enorme come quella di un fratello. «Volevamo trovare una storia che parlasse a tutti», conclude. Una storia ambientata nel nostro tempo, o poco più in là, che fosse senza tempo. La risposta la darà, come sempre, il box office.

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