"Tra arpeggi e chitarre elettriche creo colonne sonore di emozioni"

Vincenzo Tusa, 40 anni, chitarrista palermitano, è un'artista poliedrico. Compone, suona e produce. Ma soprattutto si emoziona. E si racconta al Giornale.it

"Tra arpeggi e chitarre elettriche creo colonne sonore di emozioni"

Si definisce un "one man band", ma ascoltando un suo brano tutto si potrebbe pensare meno che a suonare sia una sola persona. Figurarsi quindi quando si assiste a una sua performance dal vivo. Eppure Vincenzo Tusa, 40 anni, chitarrista palermitano, è un'artista poliedrico. Compone, suona e produce. Ma soprattutto si emoziona.

"Credo che i miti siano finiti da un po' o nella musica non ci siano mai stati, quindi le vibrazioni sono importanti quanto le aspettative", racconta al Giornale.it.

Come definiresti la tua opera?

"Faccio musica strumentale, post classical, cioè musica classica fatta con arpeggi classici con chitarra elettrica ed effetti e poi costruisco con le note e attraverso le atmosfere questi arpeggi dove sovrappongo l'altra chitarra che è una chitarra solista e quindi spesso registro sopra e suono, one man band per questo motivo. Le mie sono delle composizioni da colonna sonora, arricchite da effetti landscape o soundscape, cioè di riverbero, modulazione e delay, quindi mi focalizzo molto sulla combinazione di suono e la composizione musicale che insieme vanno a creare il brano".

Perché l'interesse verso il mondo cinefilo?

"L' accostamento di immagini e musica è stato sempre il mio buon tormento. Un po' come sognare ad occhi aperti. La produzione di un brano inoltre rispecchia uno stato d' animo, ragion per cui si adatta bene a una determinata scena".

Come mai la scelta di "contaminare" la tua musica con elementi cognitivi e processi terapeutici?

"Esistono determinate frequenze musicali, che sollecitano il nostro sistema nervoso e i neuroni, suscitandone in seguito emozioni. La mia musica definirla introspettiva e terapeutica non è esagerato se corrispondesse alle frequenze altrui, ma piacevole e rilassante fuori da un lavoro audiovisivo. Quindi in un contesto live, dove l'immaginazione può diventare d' obbligo sì.

Cosa ti spinge a suonare?

"La passione, la vita, la verità, quella mia".

Con tutte le piattaforme, i social, i talent show e le nuove app, secondo te è più difficile oggi fare musica ed emergere?

"È più facile se si vuole fare musica. Il consumo ha cambiato direzione da un pezzo, ed è giusto adeguarsi a quello che offre il mercato. Non piegarsi ma impossessarsi del nuovo linguaggio".


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