“Assassinio sul Nilo”: Branagh rende seduttivo il giallo d'epoca

Si rivitalizza un classico rendendone più smaliziata la piacevolezza vecchio stile. Protagonisti di indubbia bellezza, sfarzo patinato, istinti senza tempo, ma qualche artificiosità di troppo

“Assassinio sul Nilo”: Branagh rende seduttivo il giallo d'epoca

Assassinio sul Nilo, finalmente al cinema dopo numerosi slittamenti dovuti alla pandemia, è il secondo sontuoso remake di un mistero di Agatha Christie firmato da Kenneth Branagh.

Il regista, per l’occasione, torna a vestire i panni del celebre Hercule Poirot, così come già avvenuto in "Assassinio sull’Orient Express" nel 2017 e si circonda di celebrità attraenti come Gal Gadot e Armie Hammer.

Il film racconta di una vacanza egiziana dell'investigatore belga che coincide con l'idilliaca luna di miele di un’ereditiera, Linnet (Gadot) e del suo fresco sposo Simon (Hammer). Sentendosi minacciati dall’ex di lui, Jacqueline (Emma Mackey), abbandonata da pochi mesi per l’irresistibile e ricchissima amica, i due chiedono a Poirot di accompagnarli a bordo di un lussuoso piroscafo fluviale. La crociera sul Nilo ha per passeggeri le persone più care alla sposa, ognuna delle quali in realtà ha motivo per amarla così come per odiarla. Quando, con uno stratagemma, sale a bordo anche la vendicativa Jacqueline, avviene l’irreparabile fatto di sangue. Peccato che la ragazza sia subito scagionata, grazie a un alibi perfetto.

Per rendere appetibile alle nuove generazioni il grande classico della Christie, Branagh usa due strategie: la prima è quella di inserire tra gli altri un astro nascente dell’universo Marvel, Letitia Wright, e la seconda è quella di rendere visibile la passione lussuriosa che anima il triangolo amoroso di partenza. Fa un certo effetto assistere ai balli proibiti in stile “Dirty Dancing” in un bar clandestino londinese nel 1937 con sottofondo di jazz e blues, o vedere una seduzione esplicita avvenire contro pietre millenarie e in immacolati quanto irreprensibili abiti da crociera.

La sensazione, fatto salvo per l’incipit che si apre con la soggettiva, in bianco e nero, di una trincea durante la prima guerra mondiale, è di aver assistito a uno spettacolo dal budget importante e con un cast di star, in cui l’intrattenimento è garantito dall’avvenenza dei personaggi e da raffinatezze d’epoca ma in cui sono evidenti anche alcuni passi falsi. Lo scivolone più insistito riguarda il massiccio impiego di computer grafica per creare l’ambientazione esotica. Visivamente la panoramica paesaggistica è affascinante ma come lo sarebbe in un film d’animazione, essendo smaccata la sua natura digitale. L’evocazione epica del deserto, delle piramidi di Giza e del tempio di Abu Simbel fallisce: più che nel vero Egitto, abbiamo la sensazione che i personaggi si muovano in un parco giochi a tema dotato di un'enorme vasca cui si è cucito intorno un tessuto naturalistico di conclamata illusorietà.

Per fortuna il resto della messa in scena ha stile, a cominciare dalla mise ricercata di ciascun personaggio e dallo sfarzo art déco del grande battello a vapore.

I compagni di viaggio dei protagonisti incuriosiscono in virtù del loro essere bidimensionali: sono figure indiziarie e, ai fini del racconto, meno si sa di loro e meglio è. Viene invece esplorato e in parte drammatizzato il passato di Poirot, il che da un lato permette di leggere il nucleo emotivo nascosto dietro l’imperscrutabilità dell’uomo, dall’altro fa perdere lo spirito sottilmente giocoso del romanzo e dell’adattamento cinematografico degli anni 70.

Benché l’intrigo di "Assassinio sul Nilo" sia più intelligibile di quello dell’Orient Express, cimentarsi in congetture su chi possa essere l’assassino resta un piacere arguto.

Gli ingranaggi narrativi viaggiano a velocità da crociera proprio come il battello su cui è ambientata l’azione e, se non si conosce già la soluzione del giallo, complici alcuni colpi di scena, il divertimento è assicurato.

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