"Bentornato Presidente" racconta di come a otto anni di distanza da quando è stato eletto "per caso" Presidente della Repubblica, Peppino Garibaldi (Claudio Bisio) torni a Palazzo Chigi, stavolta come Premier scelto dalle fazioni che hanno vinto le elezioni. A spingerlo all'impresa non tanto il senso di responsabilità verso l'Italia quanto la volontà di riconquistare la bella Janis (Sara Felberbaum), da cui ha avuto una figlia.
Il cambio in cabina di regia, al posto di Riccardo Milani ora ci sono Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi, ha fatto sì che il seguito di "Benvenuto Presidente", campione d'incassi di un lustro fa, sia molto più ancorato all'oggi ma godibile come l'originale.
Dotato di una meccanica comica a orologeria, "Bentornato Presidente" fila per la prima metà mettendo in scena una caricatura (molto realistica a dire il vero) della compagine politica attuale. Il film costituisce una sintesi di quanto accaduto dal 4 marzo 2018 in poi nel nostro Paese. Due leader non riescono a trovare un accordo e nessuno dei due ha la maggioranza per governare da solo: uno è Teodoro Guerriero (Paolo Calabresi), leader di Precedenza Italia, l’altro Danilo Stella (Gugliemo Poggi), giovane alla guida del Movimento Candidi. All’opposizione, invece, Vincenzo Maceria (Marco Ripoldi), segretario di Sovranità Democratica. A vigilare sulla situazione, un rassegnato Presidente della Repubblica (Antonio Petrocelli). Facilissimo associare questi personaggi a figure reali, ivi compreso il premier scelto perché ritenuto "manovrabile" che qui ha il volto, appunto, di Bisio.
Tra i pregi del film c'è quello di non schierarsi con nessuna delle parti e di criticare non solo gli eletti ma anche la natura egoistica dell'elettore medio (un po' come fecero Ficarra e Picone nel loro "L'ora legale").
Finché l'accento resta sul parallelo tra fiction e realtà, "Bentornato Presidente" intrattiene, poi inizia ad arrancare.
Nonostante le sbavature presenti nella seconda parte, la sceneggiatura nel complesso funziona e i personaggi di contorno, molti dei quali inediti, sono indovinati, così come i riferimenti a strumenti moderni di potere come i social network e le fake news.
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